A distanza di quattro anni dall'ottimo "The Waiting Room",
Jeff McIlwain continua la sua esplorazione in ambiti elettronici in
maniera coerente e proficua pubblicando "Sensorimotor". Frullando house-pop, IDM ed electro, l'artista, anche grazie alla non trascurabile prolificità, ha tragettato certa british techno verso l'house e il pop, in una percorso personale e fortemente identitario a distanza di quasi due decenni dagli esordi.
Il
suo nuovo album si tinge di sfumature house e synth-pop, mostrando i
muscoli quando serve ed usando la leggerezza e il candore di un vero
artigiano. Continuando a collaborare con la moglie Sarah e la talentuosa
vocalist Vilja Larjosto, McIlwain fa ancora centro con strumentali dal
grande fascino electro-techno (affascinanti i clangori di "Slow
Motions"), episodi evocativi e dal richiamo ambient (i flebili suoni di
"Canopy"), mantenendo una certa appetibilità con i singoli pop, come al
solito molto catchy ed orecchiabili (splendida "Ticking
Hands", calda ed avvolgente "Just A Cloud"). La scorrevolezza degli
album di Lusine, compreso questo "Sensorimotor", nascondono
un'eterogeneità calcolata ed istintiva al tempo stesso, dove una forte
predisposizione all'equilibrio e alla misura viene incontro alla
capacità di emozionare. Questa sensazione è percepita ascoltando il
piacevole alternarsi di vari umori e suoni, temperature, melodie e
durate. Se dopo la già citata "Just A Cloud", synth-pop arioso e
ficcantissimo, troviamo le flessioni electro di "The Level" – tutta progressioni di synth e layer
sonori mutanti – ed ogni cosa ci sembra perfettamente al suo posto, è
segno che l'artista ha fatto un lavoro di livello assoluto.
Poco
dopo, nel caso in cui vi possa sembra questo un album di passagio o
solo vagamente transitorio, potrete trovare le disturbanti membrane
vocali di "Witness"- pezzo arrangiato e cantato da Benoit Pioulard
-, le quali, fluttuando da un canale audio all'altro, disturbano
incantando con malizia. Brano di qualità altissima e pregiata, un
perfetto incrocio fra techno-pop e sperimentazione vocale. Sulla falsariga di questa scia melliflua – solo leggermente più speziata – troviamo gli stop&go che sanno molto di 2step
britannica nella sinuosa "Won't Forget", poco dopo seguita dalla coda
finale dell'album composta da tre strumentali degni dei migliori Gus Gus.
Jeff
McIlwain, artista emotivo e calcolatore in parti eguali, mette in
mostra tutte le sue qualità in un album corposo, ben rifinito e conciso
al punto giusto. Il suo gusto finissimo e totalizzante rende appetibile
la musica che produce ad un'ampia schiera di ascoltatori, dando agio a
chi ama il pop o l'elettronica più fisica di goderee appieno senza mezze
misure.
(7,5)
recensione di Alessandro Biancalana