venerdì 10 febbraio 2017

Gold Panda: "Good Luck And Do Your Best" (City Slang, 2016)















Capace nel corso degli anni di creare un vero culto nei confronti della sua musica, Derwin Panda in arte Gold Panda giunge nel 2016 al suo terzo album. Dopo il discreto “Half Of Where You Live” del 2013 e la valida collaborazione con Charlie XCX in “You (Ha Ha Ha)” - dove il britannico cede la base del suo pezzo ominimo proveniente da “Lucky Shiner” -, il producer si prende una pausa compositiva di tre anni in cui gira il mondo proponendo live set e dj set.

Sembra non essere passato così tanto quando attacca “Metal Bird”, infatti la perfetta fusione e la sua evoluzione fra IDM, house e downtempo viene ripresa dove il precedente disco l'aveva interrotta. Synth melodici e profondamente atmosferici in sottofondo, break di tempo inframezzati da campioni vocali e alcuni punteggi di tastiera, sono il perfetto inizio per un disco che sa di buona musica dai primi minuti. Fortemente influenzato dalla vita in Giappone, le composizioni di Gold Panda assumono una sorta di vitalità zen che porta a non spingere mai fino in fondo sull'accelleratore, lasciando implodere dolcemente le tracce. Ne è un esempio lampante “I Am Real Punk” o “Autumn Fall”, con il loro incedere pachidermico ma seducente, composte semplicemente da qualche accordo di chitarra e qualche arabesco elettronico in sottofondo. L'elettronica d'ascolto che proviene dalla tradizione Warp dei Boards Of Canada viene traghettata verso la modernità attraverso un senso per la composizione e un gusto unico.

Il disco continua su questa falsariga dispensando altre gemme (la serafica “Halyards”), spingendo in alcuni casi più sul ritmo (le più decise “Time Eater” e “Song For A Dead Friend”) senza mai cedere il passo alla noia o a qualche passaggio a vuoto. La stessa “In My Car” ha il flow giusto per essere piazzato in qualche clip girata nelle notte buie di una Tokyo piovosa, mentre “Chiba Nights” pare essere il perfetto compendio per una serata alcolica in qualche club fumoso e desolato. Il disco non perde mai un'oncia di spessore nemmeno sul finale, infatti “Your Good Times Are Just Beginning” - contente un campione di "The Moon Ain't Made of Green Cheese" edita da Billy Cobham – è una stilosa tinteggiatura electro-jazz dal fine sapore cinematico.

Senza strafare e con un polso della situazione da vero navigato, Gold Panda supera a pieni voti la prova del terzo disco e si dirige verso il consolidamento della sua fama e della maturità artistica, lasciando sulle spine i suoi estimatori riguardo eventuali sviluppi.

(7.5)

recensione di Alessandro Biancalana

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