lunedì 27 agosto 2007

Xeltrei: "Litotes" (Symbolic Interactio, 2007)





È un periodo di attività frenetica per il compositore svedese David Wenngren che, appena dato alle stampe “Höstluft”, terzo album della sua creatura artistica d’origine, Library Tapes, è già pronto a cimentarsi in ben due diversi progetti, ovvero Fireflies, improntato all’ambient-drone e Xeltrei, che lo vede affiancato al pianoforte dalla sua compagna Erica Gunnarsson.

Il debutto di Xeltrei, per il momento destinato esclusivamente al mercato giapponese, vede Wenngren proseguire quasi senza soluzione di continuità il suo percorso verso il minimalismo pianistico, la rarefazione ambientale e una più spiccata propensione al filtraggio dei suoni attraverso il computer.

“Lo-fi piano music made with love”: così recita la presentazione di questo lavoro da parte del duo. E certamente l’ascolto dei dieci brevi frammenti compresi in “Litotes” dà ragione della definizione e dello spirito con il quale essi sono stati composti e realizzati. Dalla mezz’ora scarsa di durata dell’album traspare, infatti, un’intensità emotiva quasi imprevedibile, se si pensa ai pochissimi elementi che lo connotano e al fatto che anche le poche note lentamente stillate dal pianoforte non possiedono la leggiadria di molti passaggi di “Höstluft”, essendo invece quasi esclusivamente contrassegnate da una solennità sobria e notturna. La cupezza – soltanto superficiale – di tali atmosfere è poi acuita dai beccheggi e disturbi di sottofondo dei field recording, contorno costante e a tratti quasi impercettibile dei compassati tocchi di piano, che tuttavia in un paio di episodi (la title track, “Karuseller”) si eleva in primo piano in una sorta di inquietante preludio alle due-tre liberatorie note di pianoforte del finale.

Senza entrare nel dettaglio delle tracce, risulta più utile dare una panoramica a più ampio raggio, data l’omogeneità della proposta finale. L’approccio compositivo di Library Tapes viene abbandonato quasi completamente: mentre lì ci si stabiliva con grazia su partiture pianistiche più definite e ingombranti, qui predomina l’essenzialità, spesso solcata da piccoli “vuoti”. Un silenzio a tratti espressivo, il quale, nei momenti in cui il piano (sempre strumento principe) si fa da parte, lascia il posto alla grande incisività di suoni raccolti dalla natura, che donano un inconfondibile sapore rustico a ogni episodio. Onde sciabordanti, fruscii di vento tagliente, rumori dai colori floreali, suoni che per loro natura non hanno una tangibilità musicale ma, al contrario, creano un’atmosfera, appunto, “silenziosa”.

Un altro grande pregio di Wenngren risiede nella capacità di non lasciarsi mai andare in lungaggini a dir poco deleterie, la positività di ogni suo disco (anche Library Tapes possiede questa qualità) è da ricercarsi anche in questo particolare. L’immediatezza delle dieci tracce qua presenti non distrae l’ascoltatore che in un battibaleno giunge alla conclusione, ed è pronto a riassaporare l’alternanza “pieno-vuoto’ del disco. Con ciò non si vogliono certo sminuire soluzioni stilistiche più dilatate; l’obiettivo di queste considerazioni è anzi quello di evidenziare come la scelta di “riassumere” tante idee in un breve lasso di tempo giovi in maniera straordinaria a un lavoro di questo genere.

In conclusione, “Litotes” rappresenta un ulteriore, prezioso tassello che, unito ad altri similari usciti nel volgere di pochi mesi (Eluvium, Irisarri, Swod, Porn Sword Tobacco, lo stesso Library Tapes), induce a considerare fin d’ora il 2007 come anno della “experimental-piano-music”: per pura coincidenza – o forse no – un nugolo di artisti ha pubblicato un numero importante di prove le cui soluzioni si sono differenziate per pura sensibilità personale. Inoltre, è stato dato il via a un interessante sviluppo artistico, i cui progressi futuri non fanno che alimentare la nostra grande curiosità.

Non si può, pertanto, non elogiare il compositore David Wenngren, capace di mettere insieme una musica con elementi (e risorse) molto spartane, all’interno di una carriera artistica che continua con grande impetuosità a prendere varie strade, non deludendo mai i propri estimatori.

(7)
 
recensione di Alessandro Biancalana e Raffaello Russo