giovedì 22 dicembre 2016

Playlist 2016
















1. FaltyDL - Heaven Is For Quitters
2. HÆLOS - Full Circle
3. Parra For Cuva & Senoy - Darwis
4. Isan - Glass Bird Movement
5. Moderat - III
6. Pascal Pinon - Sundur
7. Agnes Obel - Citizen Of Glass
8. Underworld - Barbara Barbara, We Face A Shining Future
9. Kuedo - Slow Knife
10. Piano Magic - Closure

11. Radio Dept - Running Out Of Love
12. Andrew Weatherall - ‎Convenanza
13. Ofrin - Ore
14. Mala - Mirrors
15. Ocoeur - Reversed
16. Søren Juul - This Moment
17. Motion Graphics - Motion Graphics
18. Bibio - A Mineral Love
19. Beth Orton - Kidsticks
20. Chairlift - Moth
21. Katy B - Honey
22. Nick Cave & The Bad Seeds - Skeleton Tree
23. Primal Scream - Chaosmosis
24. Revglow - Thisorder
25. Ry X - Dawn
26. Skepta - Konnichiwa
27. C Duncan - The Midnight Sun
28. Gold Panda - Good Luck And Do Your Best
29. NZCA Lines - Infinite Summer
30. Søren Juul‎ - This Moment
31. Olga Bell - Tempo

domenica 11 dicembre 2016

FaltyDL: "Heaven Is For Quitters" (Blueberry Records, 2016)
















Contenute le tentazioni esotiche, concretizzatesi in divagazioni poco efficaci, Drew Lustman in arte FaltyDL dimostra di aver ritrovato il controllo del suo talento prima con il 12” “Rich Prick Poor Dick” e poi con questo nuovo album. Il particolare che salta subito all’occhio riguardo “Heaven Is For Quitters” prima dell’ascolto è la pubblicazione esclusiva sull’etichetta Blueberry Records. Nonostante Lustman abbia aperto il suo proprio marchio discografico già dal 2014, l’attività ha iniziato ad intensificarsi dal tardo 2015, con cui ha gestito contemporaneamente le proprie uscite e la promozione di altri artisti (fra cui nuovi interessanti progetti come Uffe e Ren & Stimpy). Con questa operazione ha deciso di slegarsi completamente dalle logiche classiche di distribuzione e pubblicazione, lasciando etichette di grande prestigio come Ninja Tune e Planet Mu (anno scorso venne pubblicato qui “The Crystal Cowboy”).

L’evoluzione della musica del compositore americano è sempre stata evidente e sotto gli occhi di tutti, dagli ascoltatori casuali fino ad arrivare ai più attenti fan. Nonostante qualche uscita meno a fuoco e alcune cose poco centrate, il suo tentativo è sempre stato quello di  andare oltre il passato, cercando di superare i propri limiti anche quando era reduce da pubblicazioni eccezionali come il suo secondo album “You Stand Uncertain”. Il suo sesto disco – comprendendo anche l’uscita a suo nome – si avvicina alle sue vette per incisività già dalle prime tracce. “Tasha”, con il suo incedere mistico e fumoso, introduce il primo episodio cantato dell’opera (“Infinite Sustain”), un bubblegum techno-pop, tagliato e squarciato da synth affilatissimi, sostenuto dalle linee vocali del talento Hannah Cohen (già conosciuta per i buoni “Child Bride” e “Pleasure Boy”), imperniato attorno a un corollario di melodie e idee come nella tradizioni dei più grandi. Dopo tale splendore, troviamo delle fantasie breakbeat camuffate sotto le vesti di un singolo pop (l’eccellente “Frigid Air”), esempi di modernariato elettronico a metà fra techno, IDM e jungle (“River Phoenix” e “Bridge Spot”) e per finire, all’incirca attorno alla metà dell’album, Lustman piazza un altro pezzo cantato. Giocando questa volta la carta della battuta bassa, in una forma sfigurata di trip-hop, si avvale del prezioso contributo di Rosie Lowe – conosciuta per il recente esordio “Control” - annichilendo l’ascoltatore con un sestetto iniziale letteralmente perfetto.

Complice una lunghezza considerevole l’album assume forme variabili e mutevoli, lasciando per strada qualche lungaggine (“Neelon (First Kiss)”) ed altri episodi meritevoli di attenzione (“Fleshy Compromise” sfiora la electro-darkwave,”Shock Therapy” è puro FaltyDL style), mentre sul finire, come anche in altri frangenti dei pezzi già analizzati, il Nostro tenta di ampliare i propri orizzonti con inserti puramente classical, fra cui partiture di piano melliflue (“Whisper Diving”), intrecci di archi e xilofono (“Beasts Of Heaven”) e richiami jappo-zen nella serafica “Osaka Phantom”. Prima di concludere, vale la pena citare le due bonus track presenti solo nella versione giapponese dell'album con il bel tiro techno di “Stolen Kicks” e i vaghi sentori nineties di “New Dreams”.

Il vero valore di “Heaven Is For Quitters” è, nonostante la qualità media molto alta dei singoli episodi, la capacità di tenere alto il coinvolgimento dell’ascoltatore sulla distanza di ben quindici tracce. Come si sa, l’eccessivo minutaggio negli album di musica elettronica è sempre il viatico, anche nei casi di grande ispirazione, per opere sfilacciate e prolisse. Ci sono invece rari casi – come questo – in cui l’artista riesce efficacemente a diluire le proprie idee senza risultare logorroico. Non sappiamo se l’album di FaltyDL sia un capolavoro per questo o per altri motivi, probabilmente no, ma francamente non ci sentiamo di dargli una valutazione sotto l’eccellenza.

(8)

recensione di Alessandro Biancalana