domenica 15 gennaio 2017

Parra For Cuva & Senoy: "Darwiš" (Project: Mooncircle, 2016)















Con il ritorno di assi come FaltyDL, Gold Panda e Kuedo, gli appassionati di elettronica avranno avuto di che sfamare la loro fame di suoni in un 2016 tutto sommato positivo. Fra i ritagli di visibilità di tanta musica prodotta, è riuscito a farsi spazio un giovane produttore tedesco nato nel 1991. Nicolas Demuth nasce a Göttingen nella bassa Sassonia, dimostrando fin da giovanissimo una grande passione per la musica, in particolare per il piano e il jazz improvvisato. Trasferitosi a Berlino poco più che diciottenne, stringe un legame artistico con l'amica d'infanzia Anna Naklab, iniziando un percorso artistico sotto il moniker Parra For Cuva. Fortemente influenzato dagli studi classici - ritiene suoi punti di riferimento artisti come Debussy, Ludovico Einaudi e il producer Bonobo -, fin da subito lo stile musicale del tedesco risulta un variegato meticciato di house, pop e influenze classiche, il tutto condito da una piacevole patina downtempo. Le primissime pubblicazioni in coppia si distinguono per un gusto fascinoso e modaiolo del ritmo house, mettendo insieme flessuose ballate plastiche di tutto rispetto (“True Thoughts” e “Small Flowers” su tutte). In tale periodo l'artista acquista una discreta visibilità con la cover di “Wicked Games” di Chris Isaak, raggiungendo buone posizioni nelle chart di mezza Europa.

Passato qualche anno, e dopo un primo buon album di rodaggio (“Majouré”), Demuth sbarca nel 2016 con delle consapevolezze in più. Abbandonato parzialmente lo stile patinato delle sue prime produzioni, il teutonico concentra tutti i suoi sforzi sulle melodie e il ritmo, asciugando le tracce e rendendole meno ridondanti. Il risultato è “Darwiš”, un disco perlopiù strumentale e pieno zeppo di suoni freschi e ammirabili. Assimilabile per certi versi al coetaneo Christian Löffler - forse meno propriamente techno ma più disteso -, il fulcro delle nuove composizioni di Parra For Cuva è la varietà e la fantasia. Ascoltando l'opera tutta d'un fiato si ha l'impressione che lo sforzo per rendere i quasi sessanta muniti di musica freschi e variegati sia notevole. Si possono infatti trovare oltre alle strutture elettroniche campionamenti di piano, kalimba, carillion, e chitarra, il tutto fuso in una mistura unica di downtempo sognante il cui ritmo sembra voler giocare tanto con la deep-house quanto con l'electro-pop.

L'inizio è l'introduzione in un estatico e soffice candore, fra pioggie di suoni metallici come gocce di pioggia (la splendida “Sacred Feathers”), movimenti più decisi come raffiche di vento (i tremori di “Quadrant”) e la pace di una notte buia e piena di stelle (“Yuyun”). La formula musicale di Demuth si sviluppa e muta continuamente, introducendo e togliendo volta per volta elementi ambient e ritmi deep-house. Esempio ne è la lunga e corposa title-track, la quale intorno al minuto cinque cambia rotta repentinamente innestando un ritmo percussivo stile world-music, tornando poi lentamente a reinserire vari strati di suono per concludere sfumando dolcemente. Continuando si possono ascoltare altri esempi di qualità, fra cui l'unico episodio cantato, in cui Cornelia presta le sue corde vocali per un downtempo pop che richiama tantissimo i mai dimenticati Télépopmusik, mentre nel resto si mischiano vaghi richiami post-rock (la chitarra di “The Walk”), sfavillii electro (le magie acquatiche di “Onom”) e policromie chillout notturne (“No Home”).

Il talento e le grandi potenzialità dentro “Darwiš” fanno di Parra For Cuva uno dei più promettenti producer elettronici degli ultimi anni, alla stampa specializzata andrà il compito di dare il giusto risalto a questo artista giovane e poco valorizzato, a lui quello di continuare su questa strada sviluppando ulteriormente idee già di per sè evolute.

(7,5)

recensione di Alessandro Biancalana