Con il ritorno di assi come FaltyDL, Gold Panda e Kuedo,
gli appassionati di elettronica avranno avuto di che sfamare la loro
fame di suoni in un 2016 tutto sommato positivo. Fra i ritagli di
visibilità di tanta musica prodotta, è riuscito a farsi spazio un
giovane produttore tedesco nato nel 1991. Nicolas Demuth nasce a
Göttingen nella bassa Sassonia, dimostrando fin da giovanissimo una
grande passione per la musica, in particolare per il piano e il jazz
improvvisato. Trasferitosi a Berlino poco più che diciottenne, stringe
un legame artistico con l'amica d'infanzia Anna Naklab, iniziando un
percorso artistico sotto il moniker Parra For Cuva. Fortemente
influenzato dagli studi classici - ritiene suoi punti di riferimento
artisti come Debussy, Ludovico Einaudi e il producer Bonobo
-, fin da subito lo stile musicale del tedesco risulta un variegato
meticciato di house, pop e influenze classiche, il tutto condito da una
piacevole patina downtempo. Le primissime pubblicazioni in coppia si
distinguono per un gusto fascinoso e modaiolo del ritmo house, mettendo
insieme flessuose ballate plastiche di tutto rispetto (“True Thoughts” e “Small Flowers” su tutte). In tale periodo l'artista acquista una discreta visibilità con la cover di “Wicked Games” di Chris Isaak, raggiungendo buone posizioni nelle chart di mezza Europa.
Passato
qualche anno, e dopo un primo buon album di rodaggio (“Majouré”),
Demuth sbarca nel 2016 con delle consapevolezze in più. Abbandonato
parzialmente lo stile patinato delle sue prime produzioni, il teutonico
concentra tutti i suoi sforzi sulle melodie e il ritmo, asciugando le
tracce e rendendole meno ridondanti. Il risultato è “Darwiš”, un disco perlopiù strumentale e pieno zeppo di suoni freschi e ammirabili. Assimilabile per certi versi al coetaneo Christian Löffler
- forse meno propriamente techno ma più disteso -, il fulcro delle
nuove composizioni di Parra For Cuva è la varietà e la fantasia.
Ascoltando l'opera tutta d'un fiato si ha l'impressione che lo sforzo
per rendere i quasi sessanta muniti di musica freschi e variegati sia
notevole. Si possono infatti trovare oltre alle strutture elettroniche
campionamenti di piano, kalimba, carillion, e chitarra, il tutto fuso in
una mistura unica di downtempo sognante il cui ritmo sembra voler
giocare tanto con la deep-house quanto con l'electro-pop.
L'inizio
è l'introduzione in un estatico e soffice candore, fra pioggie di suoni
metallici come gocce di pioggia (la splendida “Sacred Feathers”),
movimenti più decisi come raffiche di vento (i tremori di “Quadrant”) e
la pace di una notte buia e piena di stelle (“Yuyun”). La formula
musicale di Demuth si sviluppa e muta continuamente, introducendo e
togliendo volta per volta elementi ambient e ritmi deep-house. Esempio
ne è la lunga e corposa title-track, la quale intorno al minuto cinque
cambia rotta repentinamente innestando un ritmo percussivo stile
world-music, tornando poi lentamente a reinserire vari strati di suono
per concludere sfumando dolcemente. Continuando si possono ascoltare
altri esempi di qualità, fra cui l'unico episodio cantato, in cui
Cornelia presta le sue corde vocali per un downtempo pop che richiama
tantissimo i mai dimenticati Télépopmusik, mentre nel resto si mischiano
vaghi richiami post-rock (la chitarra di “The Walk”), sfavillii electro
(le magie acquatiche di “Onom”) e policromie chillout notturne (“No
Home”).
Il talento e le grandi potenzialità dentro “Darwiš” fanno di Parra For Cuva uno dei più promettenti producer
elettronici degli ultimi anni, alla stampa specializzata andrà il
compito di dare il giusto risalto a questo artista giovane e poco
valorizzato, a lui quello di continuare su questa strada sviluppando
ulteriormente idee già di per sè evolute.
(7,5)
recensione di Alessandro Biancalana
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