domenica 21 luglio 2013

Gold Panda: "Half Of Where You Live" (Ghostly International, 2013)















Forte di un'inaspettata celebrità negli ambienti che contano dell'elettronica “calda”, Gold Panda torna dopo tre anni con una schiera di appassionati in trepidante attesa. Preceduto da una nutrita tournée mondiale, toccando l'Italia al roBOt 2012 in quel di Bologna, “Half Of Where You Live” disattende leggermente le ottime premesse messe in mostra con “Lucky Shiner”. Non stiamo parlando di un pessimo album ma di un piccolo passo indietro.

Dove il predecessore esplodeva in un florilegio di colori e tentazioni, il nuovo album dell'inglese sorprende per pacatezza e monotonia compositiva, siamo infatti di fronte a un album di elettronica bloccato su degli standard ben realizzati. Non c'è un singolo esplosivo come “You”, non c'è quella mistura di sensazioni che aveva elevato pezzi come “Same Dream China” o “Before We Talked” sopra la media delle produzioni in vigore in quel periodo. Tuttavia l'album è ben prodotto, i suoni sono spesso piacevolissimi e il nostro tiene ancora le redini ben salde, dando l'impressione di poter esprimere ancora molto.

Fra l'ordinarietà techno/idm spiccano le pennellate di synth in “s950”, il bell'assalto di tastiere nell'iniziale “Junk City II” e qualche frangente nelle varie “Flinton” e “Enoshima”. Tutto il resto è sì dignitoso e ben realizzato ma non stuzzica, non smuove gli animi, resta un qualcosa di drammaticamente ordinario. Per chi si aspettava una versione aggiornata del teatrino elettronico fulminante e stravagante di “Lucky Shiner” rimarrà sonoramente deluso.

Detto questo la valutazione è ampiamente sufficiente anche grazie a una costruzione dei pezzi efficace e ad una classe innata, tuttavia Gold Panda deve e può fare molto meglio, la sua ancor giovane carriera lo ha dimostrato e saprà senz'altro sorprenderci ancora.

(6,5)

recensione di Alessandro Biancalana

giovedì 18 luglio 2013

Emika: "DVA" (Ninja Tune, 2013)















Dopo due anni di tour e una pausa compositiva, torna Ema Jolly, conosciuta anche come Emika. Il bel debutto omonimo di due anni fa ha permesso all'inglesina di ottenere un discreto riscontro in ambito elettronico, anche grazie a una campagna di promozione positiva, sia attraverso il suo sito sia sui social media, mettendo in campo una strategia di marketing capillare. L'attesa per ascoltare il seguito di “Emika”, viste le potenzialità messe in campo, era tanta, generata dall'efficacia di una formula a metà fra tech-pop e dubstep. Singoli come “Double Edge” avevano dalla propria una tensione espressiva di rara intensità.

Spiace constatare che tutta la tensione morbosa, erotica e sensuale di quelle canzoni svanisce quasi completamente in “Dva”. Le nuove tracce (ben quindici, decisamente troppe) ricalcano in parte la formula del predecessore, allentando la corda in maniera sensibile, infatti spesso il ritmo è pacato e non prende mai quota. Male anche i suoni e le melodie, banali e un pochino affettati con l'accetta, non c'è ricerca e i synth suonano malsani, un po' grossolani e poco rifiniti.
Non un fallimento su tutta la linea, la canzoni ancora ci sono, vedere per esempio la buona “Young Minds” o “Fight For Your Love”. Incomprensibili, però, gli arrangiamenti d'archi sparsi un po' qua e là, fuori contesto e mal posizionati.

Purtroppo c'è poco da salvare, resta solo da sperare che sia solo un incidente di percorso, la ragazza è molto giovane e può rifarsi ampiamente, il tempo non le manca.

(5)

recensione di Alessandro Biancalana

Blue Hawaii


Immagine inserita

Qualcuno l'ha ascoltato? E' l'esordio dei Blue Hawaii e si chiama "Untogether". Fra i tanti dischi elettro-pop e similari mi è sembrato davvero ben fatto, seducente e con tanti bei suoni. Da non trascurare la bellissima voce femminile.

Ho ascoltato anche il loro esordio "Blooming Summer" del 2010 e devo dire che le impressioni positive sono confermate. A questi ragazzi manca solo un po' di hype e possono decisamente sfondare. Sanno mixare tendenze electro-pop, rivoli dell'era indie-tronica e tante belle melodie, il tutto condito con quel sapore dreamy deliziosissimo. "Liliac" ne è un esempio:



Mentre "Dream Elextrixra" è un pochetto più solare, pare di ascoltare un mix fra certo dark-pop e il pop elettronico di inizio '00.