venerdì 11 ottobre 2013

Agnes Obel: "Aventine" (PIAS, 2013)















Dopo un corposo tour in giro per il mondo, la danese Agnes Obel arriva a un nuovo album, a tre anni di distanza dall'acclamato e ottimo “Philharmonics”. La formula di pop pianistico melodrammatico fortemente cameristico ha impressionato il mondo, destando attenzione e sorpresa nei confronti degli sviluppi di una carriera di sicuro interesse.

“Aventine”, va detto fin da subito, conferma ma non sorprende. L'album non esplode, si accasa su atmosfere troppo simili al predecessore e non possiede la felice scrittura di “Philharmonics”, semplicemente le canzoni non hanno la stessa efficacia. L'arricchimento con elementi strumentali nuovi, quali violoncello e altri strumenti ad arco, dona sfumature differenti e leggermente più varie, tuttavia il tono, le melodie, le soluzioni non hanno sbocco se non quello di edulcorare la potenza dell'esordio.

Non si sta certo parlando di un pessimo album o di un caduta di stile, siamo sempre di fronte a un cantautorato sopra la media, scritto discretamente e suonato da professionisti del genere. Tracce come la title track, magnificamente punteggiata da note di violino, o la bella favola acustica di “The Curse” sono la dimostrazione di come le intenzioni siano di ottima fattura, le potenzialità sono tutte lì, non completamente espresse ma ci sono, esattamente come tre anni fa.

Non un colpo d'arresto, si tratta piuttosto di un adagiamento da evitare in un eventuale futuro, la Obel ha troppo talento per potersi permettere di non pretendere di più. Un pizzico di coraggio e sfrontatezza compositiva aiuteranno l'autrice danese a ottenere un risultato più stimolante.

(6,5)

recensione di Alessandro Biancalana