giovedì 7 gennaio 2010

SND: "Atavism" (Raster-noton, 2009)



Gli appassionati di elettronica astratta avranno ben presente l'avventura pionieristica di Mille Plateuax e Raster-Noton. A cavallo fra vecchio e nuovo millennio, le due etichette tedesche hanno coniugato glitch e minimal techno, forgiando la musica più spoglia e smodatamente ripetitiva degli ultimi anni.

Il binomio SND (i fratelli Mat Steel & Mark Fell) fu in prima linea dal 1999, con l'uscita su Mille Plateaux dell'esordio "Cassette": già allora si intravedeva una capacità fuori dal comune di cristallizzare il ritmo; le melodie asettiche, poi, erano tutt'uno con l'atmosfera plumbea, amorfa, senza calore.

"Atavism", quinto Lp della formazione, segna il passaggio a Raster-Noton e la maturità di uno stile che nel tempo si è fatto più personale e - se possibile - ancora più alieno.

Come nel precedente "4, 5, 6", molti brani rinunciano a qualsiasi fondamento metrico - si costruiscono attimo per attimo, in un flusso costante di agglomerati ritmici. Un gioco imperturbabile di riflessioni, contrazioni e distensioni che ha più a che vedere col free pulse del minimalismo che con gli usuali schemi in 4/4 (o qualsiasicosa/4). I mondi evocati sono allora paradisi dell'eterna fluttuazione, della stagnazione mai uguale e mai realmente diversa; paesaggi formali dotati di una fisica propria, che ignora la distinzione tra prima e dopo.

L'estrema austerità timbrica è costruita su una tavolozza brutalmente ridotta: preset digitali, elementari e asciutti. La loro articolazione suggerisce un reticolo, e ascoltare "Atavism" è vagare per i suoi punti senza riuscire a coglierne il disegno; immergersi in un panorama esasperatamente complesso, talmente saturo di stimoli da equivalere a bianco assoluto.

Minimalismo estremo, dunque, ma di forte vitalità e coerenza interna. Nessuna edulcorazione, nessuna concessione alla musicalità standard: l'empatia - fredda, distaccata - è suscitata qui soltanto dal rigore. Dal miraggio di una struttura che non esiste, ma continua a illudere e ipnotizzare.

(7,5)

recensione di Alessandro Biancalana e Marco Sgrignoli