sabato 19 maggio 2007

Feist: "The Reminder" (Interscope, 2007)



















Quattro anni d’attesa sono tanti, un capolavoro di cantautorato femminile come “Let It Die” meritava un successore, e puntualmente, l’arrivo del 2007 ci regala il nuovo lavoro di Leisle Feist.

Per chi ha lasciato lacrime ed emozioni sulle note di “When I Was A Young Girl”, ed ha trovato in “Mushaboom” l’ispirazione per sviare dal dolore, la nuova manciata di canzoni rinnoverà questi valori, lasciando intatte le colorazioni decise che screziavano il suo predecessore.

L’ascolto porta alla mente sensazioni rinnovate, una voce limpida e deliziosamente soffusa come in passato, trame melodiche che si alternano in uno schizofrenico quadro ritmico che ha le sembianze di un temporale intervallato da pause di tenera calma.

Il delicato inizio di “So Sorry” si distingue per un’intimità disarmante, che spoglia l’artista da ogni possibile limite espressivo, regalando una perla acustica dalle perfette dimensioni arrotondate. Già a questo livello si nota il grande lavoro di introspezione musicale e testuale che si svilupperà ulteriormente via via, con lo scorrere delle tracce.

“I Feel It All” si lancia in un pop forsennato dalle sembianze mutanti, con un ritmo a tratti irresistibile, capace di divertire la mente più svagata e intrattenere chi cerca qualcosa più in una canzone. Lo xilofono, coadiuvato da altre percussioni, riesce a cesellare una melodia che a tratti si ripete, senza mai stancare. E poi, la voce, personale e vivacissima, si alterna fra momenti movimentati e attimi più posati.

L’andamento di “My Moon My Man”, un crescendo pieno di balzi, si nasconde dietro le sembianze di una ballata rock antica, la scheletrica “The Park” tocca dei picchi emotivi brillanti come delle chiazze di luce tremolanti. Attimi che repentinamente capovolgono un’esistenza si concentrano in un episodio egualmente essenziale al precedente. “The Water” raccoglie la sua anima nelle parole, costringe i soggetti vulnerabili a far elemosina di rassicurazioni. Ravviva ad intervalli un piano suonato con note che paiono raggi di sole mattutini.

Il gioco cromatico altalenante prosegue, proponendo un altro centro pop. “Sea Lion Woman” punta sulla faccia senza paure della musica di Feist. Bagliori che un attimo parevano cadere, ora riflettono con forza.

“Past In Present” si esemplifica autonomamente dal titolo. Elementi passati che si intrecciano con nuove influenze ramificate in un presente rigoglioso. Il piglio cantautoriale, che sempre ha contraddistinto l’artista, strizza l’occhio a delle radici country, dando sfogo in un frangente tutt’altro che disprezzabile; ma anzi, perfettamente compiuto e coerente.

Buffi singulti amorosi tramutati in musica, con il tremolio di una linea elettronica, avvolgono la mente come la nebbia più fitta (“The Limit To Your Love”), una divertente filastrocca (“One Two Three Four”) detta il tempo del ballo di un arcobaleno nel cielo.

“Brandy Alexander” ricorda vagamente la già citata “When I Was A Young Girl”, contenuta nell’album “Let It Die”, per la vaga malinconia che emana e le sottile assonanze di ritmo. La voce sdoppiata, posta in coda, si colloca perfettamente e marchia a fuoco un sicuro successo.

Gli ultimi tre episodi si distinguono ognuno per motivi differenti. “Intuition” riprende ciò che aveva lasciato “The Water” in termini di essenzialità, “Honey Honey” sperimenta inedite linee elettroniche di base, risultando molto ben riuscita, anche con l’apporto di un’arpa celestiale. Il commiato, “How My Hearth Behaves”, scava fosse in cui si viene avvolti dal vuoto, senza capire dov’è la fine della melodia.

Assaliti da un senso di solitudine e tristezza, rimaniamo sorpresi dalla forza di questa opera. La conferma di un’artista che ancora incarna uno spirito musicale puro e vivido, sempre sul punto di implodere, capace di donare contrasti empatici, al pari della luna che, la notte, scivola leggera sulle onde.

(7)

recensione di Alessandro Biancalana

5 commenti:

  1. personalmente mi ha colpito molto Honey Honey :)

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  2. sì sì è molto bella.. :-)

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  3. meno recensioni,

    più minorenni

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  4. è sempre molto divertente scrivere fesserie in anonimato, eh?

    c'è ancora qualcuno che si diverte a farlo evidentemente..

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  5. Concordo sulla recensione, anche se in genereio sono più "avanguardista" e obliquo questo è un ottimo disco

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