domenica 17 giugno 2007

Comaneci: "Volcano" (Disasters By Choice, 2007)



Dall’autoproduzione all’uscita ufficiale il passo non sempre è breve e tanto meno agevole. Non lo è stato nemmeno per i Comaneci, terzetto ravennate che pure aveva ricevuto discrete attenzioni nel panorama indipendente italiano, ma che solo ora, a due anni di distanza dai suoi due Ep autoprodotti, trova la strada per il debutto con un album vero e proprio.

A tenere a battesimo discografico questa interessante realtà italiana è la Disasters By Choice, etichetta romana distintasi per produzioni in prevalenza elettroniche, ma la cui sensibilità è stata evidentemente colpita dall’efficacia della formula musicale di questa band, incentrata su trame di chitarra classica ed elettrica, alle quali il violoncello conferisce elegante classicità, accompagnando la voce dolce e suadente della cantante Francesca Amati.

È un’idea di grazia e perfezione formale, ispirata fin dalla scelta del proprio nome, a caratterizzare le composizioni della band ravennate. Tuttavia, le dodici tracce comprese in “Volcano” (le ultime tre delle quali estrapolate direttamente dagli Ep del 2005) non si fermano alla mera forma, poiché a una superficie quasi sempre levigata e sapientemente strutturata nei suoi semplici elementi, accostano ora passaggi di elegante morbidezza, ora un’emozionalità vibrante, supportata da un songwriting sobrio ed efficace, che perfettamente si attaglia alle doti interpretative della Amati che, al di là di qualche virtuosismo in chiave jazzy, costituisce un’autentica rivelazione, in grado com’è di riportare alla mente – senza con ciò parodiarle – fascinose icone del cantato al femminile, quali Cat Power e Hope Sandoval.

Il riuscito accostamento tra l’esile sobrietà delle poche note chitarristiche e l’omogeneità del suono del violoncello crea armonie dal registro cangiante, in bilico tra il leggiadro romanticismo di “Sweetness” e delle due “Nothing”, la spigolosa austerità di “You’re Liars” e la deliziosa coralità bucolica che in “Static” e “I’ll Be Back Soon” sembra svolgere al femminile le ballate dei Sodastream, rispetto ai quali può scorgersi una certa analogia di gusto e ispirazione, se non altro per il decisivo contributo di uno strumento classico (lì il basso, qui il violoncello) alla definizione del risultato artistico.

Le suadenti melodie classiche che si intrecciano in “House Mate”, accompagnate da una voce saltellante e a dir poco lucente, seducono e costringono all’ascolto; la magia, che pervade e si materializza in modi differenti in tutta l’opera, attornia “Know Me Down”, una splendida ballata sferzata da una sottile linea di disturbo che ricorda con grande forza i momenti più estatici dei Trespassers William. Docili sibili di sofferenza, gocce di felicità sorniona, prendono il largo in “Summer Hit”, episodio fra i più dissonanti ed energici, in cui viene palesata l’importanza decisiva del violoncello in questa musica. La seziona, la fa vivere e la rende speciale, come in “Zombie Dog”, un delizioso colloquio fra spiriti angelici.

Il trittico finale, cui si faceva riferimento in precedenza, si distingue in maniera particolare perché coeso, flebile e di sicuro impatto emotivo: “One Night”, tendente al country, accentua la risonanza della voce di Francesca, risultando efficace nella sua brevità istantanea, “I‘ll Back Soon” prende corpo con calma, in ragione della sua più durata lunga, e incanta con un progressivo e ciclico accordo di chitarra, spiazzando con una dissolvenza straniante ma non puntigliosa.

L’epilogo, coincidente con “I Didn’t Think The Same”, lascia un segno indelebile, un ricordo semplice e deciso, la speranza impressa a fuoco e tanta felicità nel cuore. La ricchezza strumentale, inoltre, regala atmosfere inedite e ben calibrate.

In definitiva, tirando le somme, “Volcano” si presenta scevro da difetti, personale, centrato e molto ben realizzato: un disco che potrà risultare di sicuro interesse ad appassionati di generi fra i più diversi e distanti.

(7)

recensione di Alessandro Biancalana e Raffaello Russo

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