lunedì 3 settembre 2007

Montag: "Going Places" (Carpark, 2007)


Canadese di nascita, precisamente in Gaspè, cresciuto in una zona a nord di Montreal, Montag, all’anagrafe Antoine Bédard, è ritenuto uno dei maggiori musicisti canadesi in ambito elettronico. A ben vedere, vista la sua carriera, l’affermazione non è di molto lontana dalla realtà. Attivo da ben 5 anni, in questo periodo, ha pubblicato 3 album e 2 EP. La formula musicale sviluppata si è evoluta in varie forme, fino a raggiungere la sua evoluzione perfetta con quest’ultimo “Going Places“. Se l’accoppiata “Are You A Friend?”-“Alone, Not Alone” cesellava una forma inusuale di astrattismo pop, quest’ultima prova da sfogo a una certa accessibilità che in precedenza era assopita dietro una struttura più complessa. Senza niente togliere all’ottimo approccio dell’esordio, è doveroso evidenziare come quest’ultima impronta canzonettara data da Montag sia più congegniale alla musica da lui proposta. Ne giovano sia la sua voce, valorizzata e messa in evidenza, sia il risultato finale, divertente e vario, le cui tonalità cromatiche evolvono con grande fantasia. Le canzone di “Goinge Places” paiono palloncini gonfiati ad elio, lasciati volare in un cielo soleggiato.

L’inizio, affidato alla vaporosa “I Have Sound”, si distingue per la perizia sonora con cui è stata assemblato. Un electro-pop ben studiato e solcato dalla voce delicata di Antoine, dove percussioni e varie distrazioni elettroniche di collocano in maniera omogenea e mai sopra le righe. In questa traccia si annota la collaborazione di Anthony Gonzales degli M83.

Prosegue la divertente “Best Boy Electric”, dove la componente digitale prende il sopravvento e si attorciglia su sé stessa; i vari bleeps presenti sono veramente deliziosi. La voce, come già nell’episodio precedente, viene sottoposta ad un miriade di trattamenti che snaturano un po’ l’essenza della stessa; c’è da dire che, comunque, il risultato finale è veramente irresistibile.

Quest’alone di spensieratezza si conferma con la seguente “Mechanical Kids”, un vero e proprio bozzetto rifinito fin nei minimi particolari. Il beat muta con il passare dei secondi, quando sorretto da una drum-machine appena udibile, o “suonato” da una batteria che sembra comandare una marcetta scanzonata. Alcune voci in sottofondo sono interpretate da Amy Millan degli Stars.

La successiva “Alice” varia leggermente, innestando un cantato francese molto ben interpretato ed alcuni fiati dal sapore jazz; “322 Water” si rivela più posata e distaccata, una grande capacità di arrangiamento porta alla creazione di un’atmosfera unica, a metà fra un dream-pop sognante ed una sorta di ambient smorzata dall’attitudine frizzante.

“Softness, I Forgot Your Name” trova la sua incisività in una serie di archi pizzicati con grande grazia (prezioso il contributo di Owen Pallett aka Final Fantasy), “Safe In Sound” innesta un vortice di voci femminili/maschili (ancora Amy Millan) che si schiantano su un ritmo costante e prezioso.

Le scaglie vocali di “Hi-5 Au DJ” sono l’anticamera per la meravigliosa “Hands Off, Creature!”, un pop che si costruisce progressivamente, con i suoi colori, con i suoi elementi distinti, attraverso una magia all’apparenza semplice ma efficace nella sua essenzialità. Piccoli scatti ritmici, concretizzati in un basso sintetico molto gommoso, sono l’accompagnamento per la fioritura di mille cristalli digitali disegnati con il cuore di un’artista sognatore. A conti fatti, l’episodio in cui vengono racchiusi tutti gli elementi della musica di Montag.

Avvicinandoci alla fine del disco, spunta la minimale “> (Plus Grand Que)”, in cui si accentuano i riferimenti vagamente dream-pop. L’ibridazione di quest’ultima influenza con manipolazioni robotiche cesellano una forma canzone che, se non del tutto originale, seduce per la sua perfezione formale ed una emozionalità marcata. Anche se con componenti di sesso femminile, questa approccio ricorda i Sing-Sing, duo femminile nato da una costola degli storici Lush (Emma Anderson), che appunto prendeva quasi di peso certe estetiche dream-pop e le contaminava con intuizioni di stampo elettronico.

Note di piano solitarie riempiono i vuoti nella glaciale “No One Else”, infarcita di bruscoli glitch e synth saltellanti, trasformando gradualmente quanto già fatto in precedenza, con un tocco di femminilità in più, visto il supporto vocale delle tre Au Revoire Simone.

Menzione speciale per il commiato della title-track, che vede la nascita di un progetto musicale chiamato “We Have Sound Project”: una iniziativa che coinvolge musicisti amici di Montag e provenienti da tutto il mondo, fra cui  E*Rock, Vitaminsforyou, Ckid e altri. Ognuno di questi ha inviato un suono da lui creato, lo stesso Antoine si è occupato di assemblare il tutto, ed il risultato è a dir poco straniante. Scrosci digitali, scampoli di parole, ritmi diluiti; tutto si amalgama senza varcare la soglia della confusione e dimostra quanto la trovata sopra citata sia stata un qualcosa di positivo. Le bollicine che spumeggiano sul finire, con grande lentezza, lasciano il posto al silenzio con una gradualità quasi impercettibile.

Risvegliati con il giungere del termine, lasciamo da parte le emozioni per dare un resoconto esaustivo. Se con le sue precedenti opere, Montag voleva dar sfogo ai propri animi più oscuri, in questo ultimo capitolo, ci sono le potenzialità per offrire la sua musica con un più ampio raggio d’azione, permettendo di riscoprire il suo passato tanto positivo. Antoine, capace di svelare i sogni con tatto encomiabile, ci permette di immergere l’animo in un’atmosfera pacifica e ovattata solamente con la pressione del pulsante Start e “Going Places” inserito.

(7)
 
recensione di Alessandro Biancalana

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