giovedì 18 ottobre 2007

Alejandro Agresti













argentino di nascita, il suo intento cinematografico è quello di fotografare il suo paese con grande semplicità e impatto emotivo.

nelle sue due pellicole che ho visto (valentin, tutto il bene del mondo), ho scorto una capacità di cesellare storie pressochè magica. racconti senza presunzione, piccoli, fatti di esperienze quotidiane e popolari. un regista con il grande senso della fotografia, un perfezionista dei dialoghi secchi e perfettamente congegniati, un autore dal grande gusto musicale nello scegliere le sue colonne sonore.

valentin, il primo che ho visto, è un gioiellino. narra la storia di un bimbo (valentin, appunto) che trascorre la sua vita da 'grande', cercando di superare gli avvenimenti con la forza della fantasia e del coraggio. come dicevo prima, un qualcosa di esile, senza sovrastrutture. gli errori delle persone presumibilmente più mature di lui vengono analizzate dal piccolo con arguzia fuori dal comune e ciò sorprende loro stessi. davvero un gran personaggio, e una grande interpretazione di questo giovane attore, Rodrigo Noya. tenerezza, crudeltà, grande pathos e colori sgargianti.

tutto il bene del mondo è precedente a valentin ma destino vuole che la visione di questo film sia successiva. sempre vicissitudini familiari percorrono la trama di quest'altro piccolo bozzolo narrativo. una famiglia distrutta, piccoli frammenti d'amore, una grande voglia di ricominciare tutto da capo. grande tatto, grazia, una sorta di capacità intrenseca all'interno di questo fotogrammi. in questa pellicola ho trovato un sapore leggermente più amaro, critico, addirittura cinico. si evidenzia un'analisi più sociale dell'argentina, in un paese di persone prevalentemente povere e piene di speranza.

ecco, credo che la speranza sia ciò che unisce questi due film. la speranza che unisce gli intenti di un gruppo di persone, che siano un interno paese o una sola famiglia.

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