mercoledì 3 dicembre 2008

Lulu Rouge: "Bless You" (Music For Dreams, 2008)



La Danimarca, terra natia dei meritevoli Antenne, regala agli amanti di musica elettronica un altro gioiello da posizionare nel reparto della nostra collezione a nome “esordi da non dimenticare”. Thomas Bertelsen e Torsten Bo Jacobsen sono due dj con sede a Copenaghen molto attivi nei club di tutta Europa. Entrambi hanno collaborato con artisti di un certo rilievo commerciale (Trentemøller su tutti) e giungono quasi a sorpresa con un disco sorprendentemente innovativo.

“Bless You” convoglia dentro di sé diversi stili di comporre canzoni elettroniche, estrapolando i lati positivi di ogni influenza per ottenere un risultato indefinibile. Partendo da una base minimal-techno, vengono aggiunti synth spettrali che donano un’aura d’estrazione gotica, raggiungendo vette di oscuro pessimismo industrial. Il fattore decisivo giunge nell'attimo in cui i bassi ottenebranti spuntano fuori con violenza, arricchendo gli episodi cantati di un sapore dub irresistibile, come a voler trasformare il corpo portishediano in un cadavere malato. Il maggiore merito di queste dieci composizioni è l'eccellente equilibrio fra ritmo e atmosfera, emozioni e frangenti di stasi, sinfonia e terrore. La classica ciliegina sulla torta sta nelle parole decantate da Alice Carreri Pardeilhan, perfetta esordiente dai toni lirici adatti per la specifica inclinazione dell’opera.

Se i momenti strumentali mostrano un fascino artigianale (poco spazio alla melodia per “Lulu's Theme”, “Pitch Black” è pura apocalisse timbrica), la lucentezza scorre a fiotti quando la voce maschile prende il sopravvento (la patinata title-track splende nel suo narcisismo, “Thinking Of You” gioca con la tecnica della sottrazione). La bellezza intrinseca giunge tangibile solo e soltanto quando ci si avvicina agli episodi più propriamente legati alle scosse dub già citate, la trasfigurazione delle emozioni è talmente efferata da ferire sensazioni sepolte. Un mare di pece nerissima ricopre l’iniziale “Melankoli”, curata nei minimi dettagli con squarci di violino e un basso che pulsa senza sosta, il geniale rifacimento della filastrocca italiana “Ninna Nanna” è un capolavoro dalle proporzioni inimmaginabili. Quasi sei minuti sostenuti da un tetro battito appena screziato da qualche squarcio electro, la recitazione della Carreri sfiora l’interpretazione teatrale in un insieme dalle capacità ipnotiche.

La glacialità ancestrale con cui scorre “Runaway Boy” (la fisarmonica dona contrasto deliziosamente fastidioso) introduce i muscoli della parte finale del disco. “Sweeter Than Sweet” sfracella in un dirupo profondo con flussi ritmici decisi, “End Of The Century” ricorda senza calligrafia i Massive Attack di “Inertia Creeps” attraverso una suono scabroso, tagliente e pieno di spigoli.

Cronaca di un conflitto fra armonia e dissonanza, “Bless You” si erge come segno di innovazione, senza dichiarare proclami con presunzione o falsa modestia, mettendo sul piatto elementi la cui peculiarità sarà apprezzata con il tempo.

(8)

recensione di Alessandro Biancalana

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