lunedì 28 gennaio 2008
Shuta Hasunuma: "Ok Bamboo" (Western Vynil, 2007)
Era dai tempi di "28" che non si ascoltava un disco di glitch-pop/folktronica proveniente dal Giappone così bello e ispirato. Il tempo trascorso dal 2005 non ha lesinato opere meritevoli in questo ambito, però “Ok Bamboo” ha quel qualcosa in più che non lascia scampo.
Dunque, Shuta Hasunuma ha alle spalle un ottimo esordio omonimo su Western Vinyl (2006) che metteva in evidenza ottime capacità di assemblaggio sonoro, tanto che i Books erano dietro l'angolo e anche al momento fu doveroso riservarsi a tempo debito prima di spararla grossa. Però, dopo una seconda opera così incisiva, risulta doveroso fare le giuste e meritate lodi.
Si sa, ormai l'accoppiamento "elettronica glitch + qualcosa di acustico" non fa più notizia ed è chiaro che senza grande ispirazione il risultato può risultare sciapo. C'è però chi riesce ancora a spuntar fuori con qualcosa di pregevole.
Vicini a quelli del connazionale aus (anche lui bravissimo), i singulti minimal-techno che si intromettono all'interno di trame chitarristiche sanno di miracolo sopratutto quando il beat si fa sostanzioso (“Ok Bamboo”). Le voci smembrate e posizionate un po' dove porta il vento sono taglienti (“Return Of The Bamboo”), tanto che ci vuole un pieno centro come “Already There” per risollevarsi. Puro gioiello di artigianato elettro-strumentale, inteso come lavoro puramente acustico con l'aggiunta di pulviscoli elettronici. Senza sovrastrutture od orpelli, il pezzo scivola via liscio fino alle fine ed è davvero un gran piacere.
La splendida “Discover Tokyo” addirittura si dilunga in arrangiamenti d'odore classico, con qualche arco in lontananza che gigioneggia felice. Evoluzioni mai banali, coese e non disomogenee, fanno sembrare tutto così facile e amorevole. Davvero encomiabile.
“Niagara Shower”, con il suo fare crepuscolare, regala attimi disconnessi di pura gioia ambientale, la successiva “Sunny Day In Saginomiya” (come dice il titolo) è più solare e divertita, comandata da un ritmo regolare e istantaneo.
Il resto, dalle cortissime “Beginning Issue” e “Paradigm Shift” alle irregolari “Idle Junta” e “The Hightest Point Of”, si barcamena con classe cristallina in un territorio diventato nel giro di pochi anni da prato fiorito e rigoglioso a sterminata vallata scura, piena di trappole. Ah, per chi non l’avesse ancora capito, il disco è ispirato dalla figura della pianta del bamboo, il motivo di ciò è ancora oggetto di ricerche.
(7)
recensione di Alessandro Biancalana
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