venerdì 28 novembre 2008

Fireflies : "Goodnight Stars, Goodnight Moon (Lavender, 2007)



Animato da un’ispirazione trasognata, il britannico Lisle Mitnik mette insieme un disco tutto sommato innocuo, ma estremamente piacevole. Dopo anni passati passeggiando per le tundre dell’Inghilterra più nebbiosa, il ragazzo si trasferisce in California per studiare composizione e iniziare a realizzare il suo sogno: scrivere canzoni in grado di esprimere tutta la sua passione per l’indie-pop primordiale. Capace di ammorbare timide poesie lo-fi con il folk-pop brumoso dei primi 90 (il riferimento ovvio sono i gloriosi Mazzy Star), il ragazzo infila una dopo l’altra dieci canzoni da cui sarà difficile allontanarsi. Hanno tutto ciò che può ispirare simpatia: voce registrata con timidezza, deliziosamente povera, chitarre altisonanti (la Sarah Records ringrazia per il tributo implicito), strumenti suonati con delicatezza quasi sommessa.

Bollare quest’opera come un tributo di meritevole generosità sarebbe quantomeno ingiusto, anche alla luce dell’impegno che l’artista elargisce per comporre qualcosa di personale e sentito, senza scadere nel rifacimento spicciolo. Una perenne atmosfera boreale circonda ogni singolo episodio, riportando alla memoria paesaggi nevosi, delineando traiettorie emozionali di forte impatto. L’uso di xilofoni e altri ammennicoli acustici impreziosisce un contorno già di per sé ricco, donando frizzante varietà, con punte di eccellenza (l’iniziale “I Was A Brontosaurus”, la natalizia “X-mas Song”) e alcuni scampoli struggenti (la minimale “We Heard The Fireworks”).

Dunque “Goodnight Stars, Goodnight Moon” si ritrova in grembo una manciata di canzoni gentili, ben composte, la cui unica pecca si può ritrovare nella scarsa originalità. Una lacuna ampiamente colmata dalla sconfinata cura che trasuda da ogni nota, un’attenzione ai particolari che, come in questo caso, può sopperire ad alcune mancanze solo in apparenza decisive.

(7)

recensione di Alessandro Biancalana

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