mercoledì 4 dicembre 2013
Close: "Getting Closer" (!K7, 2013)
Era da molto tempo che l'uomo dietro la Simple Records (Ian Pooley e Motocitysoul hanno pubblicato qui) non usciva con materiale nuovo, prendendo una breve pausa dal suo lavoro di boss discografico e DJ. Inglese di nascita (Glastonbury), produttore, disc jokey e reclutatore di talenti, discograficamente ha lasciato ai posteri diversi 12” con il sodale Tam Cooper nel biennio 2007/2009 e un discreto album solista “Space Between” datato 2005, minestrone di dub, techno e broken-beat. Si è sentito parlare pochissimo di lui, le sue produzioni, nonostante siano di discreta se non ottima qualità, hanno avuto poco clamore e dunque questo suo ritorno ha suscitato uno scarso interesse sulla piazza del mercato discografico.
Il progetto Close prevede in primis la collaborazione della vocalist Charlene Soraia (bello il suo “Moonchild” del 2011), del musicista reggea Tikiman e di Fink (artista di casa Ninja Tune) includendo dunque dei pezzi cantati, oltre agli strumentali di contorno. L'album, intitolato “Getting Closer”, prevede un classico, seducente ed efficace meticciato electro capace di assorbire varie tendenze elettroniche. Se negli episodi con supporto vocale siamo sempre in perfetta sintonia fra trip-hop, synth-pop e house, nel resto delle tracce techno, downtempo e broken-beat animano tracce ispirate, contenenti bei suoni, mai sconvolgenti ma sempre sopra una media qualitativa invidiabile.
Quello che fa di “Getting Closer” un disco pregevole è però anche e soprattutto una qualità affatto scontata nel genere, la capacità di incasellamento, di patchwork, di stimoli tanto disparati in un insieme fluido e compatto. Will Saul si dimostra in questo una vecchia volpe di prima classe: mano lucida ed elegante, evita gli strafacimenti, gli effetti facilotti e le accozzaglie, sa quando è il momento di cambiare marcia mantenendo sul complesso una chiara visione d’insieme. Così si può pensare a “Getting Closer” come a un piacevolissimo tappeto omogeneo in cui trovano posto il dream-synth-pop di “I Died 1000 Times”, lo splendido future-dub di “Born In A Rolling Barrel”, i sentori downtempo di “Cubizm” (si può pensare al recente Bonobo) l’audace “Time Fades”, riuscita commistione tra house music e certi esperimenti à-la Burnt Friedman fino allo stiloso house-pop di “Beam Me Up”.
“Getting Closer” è uno di quei dischi che in qualche modo riescono a conquistarsi con discrezione un posto particolare nel cuore dell’ascoltatore, non ruba mai del tutto la scena ma non fa neppure da tappezzeria, scorre con morbidezza alzando i toni ai momenti opportuni.
Per Will Saul, ad oggi, la sua opera più riuscita.
(7)
recensione di Alessandro Biancalana e Roberto Rizzo
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