venerdì 10 ottobre 2014
FaltyDL: "In The Wild" (Ninja Tune, 2014)
Giunto alla prova del fuoco dopo tre album poco meno che straordinari, Drew Cyrus Lustman in arte FaltyDL pubblica “In The Wild” sempre su Ninja Tune dopo due uscite con la Planet Mu. Se “Hardcourage” era uno scintillante successore del suo album migliore (“You Stand Uncertain”), questa nuova tappa del percorso dell'americano ha fin da subito la stimmate del disco di transizione.
Spiace constatare la sostanziale confusione ed indecisione che attanaglia la musica del fin qui poliedrico compositore a stelle e strisce, giunto a un punto di svolta ed apparentemente incapace di trovare uno sfogo alla sua immensa creatività. Le diciassette tracce di “In The Wild” sono un miscuglio di UK garage, rivoli di future jazz e tentazioni IDM che girano su sé stesse, trovando occasionalmente lo spunto interessante (i loop vocali di “Do Me”) senza tuttavia raggiungere un'efficacia d'insieme. Lo stesso meticciato elettronico che aveva contraddistinto gemme come “Stay I'm Changed”, “Uncea” o “Korben Dallas”, anche solo facendo riferimento al disco precedente, qua non ha la medesima presa, sfociando in primis in una prosopopea infarcita da inspiegabili intermezzi da poco meno di un minuto.
Quando un minimo di vibrazioni tornano a scuotere il torpore, viene fuori qualche buono spunto (la cantata “Frontin”, il buon pathos di “Dos Gardenias”), sopratutto con “Heart & Soul”, l'unico vero episodio degno del passato, canzone magistralmente avviluppata fra scosse UK garage, movimenti dubstep e campioni vocali. Il resto è calma piatta o quasi, fra uscite proto-ambient (“Grief”), IDM dal sapore Warp (non male “In The Shit”), ed alcuni manierismi evitabili (“Dånger”, “Some Jazz Shit”).
L'unico modo per superare la tangibile delusione dopo l'ascolto del quarto disco di FaltyDL è tornare ad ascoltare i precedenti tre, con la speranza che questo sia solo un errore di percorso. L'americano ha in mano la sua carriera ancora giovane, il suo talento non ci tradirà una seconda volta, ne siamo sicuri.
(5)
recensione di Alessandro Biancalana
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