In una nebbiosa serata di
fine ottobre, torna per la terza volta l'appuntamento dell'Outer
Festival in quel di Castelfranco Emilia. L'edizione 2018 di questo
piccolo ma significativo appuntamento per gli appassionati di certi
suoni alieni, propone in cartellone oltre al duo inglese Isan, David Calà aka
Love Calò, DJ e producer italiano già autore di ottime cose (da
recuperare “Fashion Victims” a nome And), Indian Wells e il duo
electro-pop francese Zombie Zombie. Il tutto ospitato nella splendida Chiesa di San Giacomo Apostolo e nell'adiacente Teatro Dadà.
La serata che andremo a raccontare ospita in primis l'italiano David Calò impegnato in un dj-set.
I suoni da lui proposti spaziano in maniera decisamente efficace fra
virtuosismi electro-techno e certi tribalismi di grande impatto, il
tutto supportato da visual evocativi. La sua esibizione di
circa quaranta minuti non disdegna elevate impennate di ritmo mixando
sapientemente i cambi di disco e le variazioni di suono attuate “live”
con un risultato che ha ricreato, all'interno del contesto chiesastico,
un'atmosfera davvero ammaliante. La natura ibrida della sua vena
musicale, divisa fra il djing e la produzione, viene tutta fuori mostrando un'ottima creatività nel creare e miscelare suoni.
Salgono successivamente sul palco Antony Ryan e Robin Saville nel loro ormai famoso setup scenico con luci, due laptop,
alcune tastiere ed altre strumentazioni sonore fra cui possiamo
annoverare dei MIDI controllers ed alcuni campionatori. Il loro suono
culla dolcemente pure dal vivo, capaci come sono a creare un'intimità
sognante ed onirica. Con picchi quali “Remegio”, tutta flussi vocali ipnotizzanti e beat,
gli Isan propongono uno show imperniato attorno a suoni ovattati,
ciclici, pungenti e al contempo gentili. La particolarità del loro modo
di lavorare sui live risiede nella preparazione. La filosofia della
collaborazione fra Antony e Robin ha come perno la separazione dei ruoli
e la distanza. A differenza di molti altri artisti, gli Isan non
provano prima dei live - ad eccezione di veloci setup in
albergo la sera stesso dell'evento - né si incontrano diversi giorni
prima per decidere come proporre la loro musica. L'improvvisazione,
unita ad una fiducia reciproca e ad un istinto che si matura dopo
vent'anni di collaborazione, gioca un ruolo fondamentale e dal suono
prodotto si nota tantissimo, sopratutto alla luce di come vengono
modificati e stravolti i pezzi rispetto al disco.
Come mostrato nel loro ritorno dopo sei anni di assenza “Glass Bird Movement”,
la loro vena creativa è tutt'altro che svanita e mostra quanto il loro
stile sia di fondamentale importanza per la scena elettronica, in quanto
il loro modo di fare musica è davvero unico anche dal vivo. In una
performance scarsamente generosa in termini di durata (intorno all'ora),
tutte le qualità ampiamente mostrate in vent'anni di carriera vengono
messe in pratica, frullando con tatto electro, Idm, ambient ed indietronica. Li aspettiamo presto nel nuovo album recentemente dichiarato in lavorazionein una recente intervista.
Nonostante
l'entità ristretta di un evento così riservato a pochi appassionati, è
da plaudire l'organizzazione per aver attirato suoni di un certo tipo
fronteggiando colossi come il Robot Festival. Queste realtà non meritano
altro se non tanta pubblicità.
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