mercoledì 16 agosto 2006

DOT ALLISON & ONE DOVE













è davvero lontano il 1993. l'anno in cui venne alla luce l'album della band di origine di Dot Allison.

la band, di cui è fondatrice proprio dorothy, si lancia nel mercato con un paio di pezzi che verranno remixati un pò da tutti. sopratutto da un certo Andrew Weatherall, di cui un pò tutti conoscono il valore e l'influenza del suo lavoro nel panorama elettronico degli ultimi anni.

pensare che la band ha conosciuto andrew proprio in Italia, precisamente nel 1991, a Rimini, durante un loro set. in cui presentavano il singolo Fallen.

il primissimo 12" rilasciato si intitola White Love ed è una raccolta di 4 remix del pezzo che da il titolo all'uscita. si cimentano il già citato Andrew Weatherall ed altri personaggi che dell'arte del remix ne sanno qualcosa: Jon Williams, Stephen Hague e Scott Hardkiss.

la variazione di suoni e l'approccio melodico sono sempre sopraffini e il singolo sfonda. intrecci deep-house e atmosfere down-tempo che rapiscono e non liberano più.

la voce di dorothy è già molto personale e profonda, il suo modo di cantare è interrogativo ed emozionale. la sua vera natura compositiva e artistica si rivelerà più in là, ma non corriamo.

Dopo questo singolo, arrivano un buon numero di 12" e miniCD contenenti sempre remix e pezzi che poi andranno a finire nell'album di esordio. In ordine cronologico: Fallen, Transient Truth e Breakdown.

dopo questo fiume straripante di collaborazioni in fase di mixaggio, arriva finalmente l'album di esordio, ovviamente prodotto da Andrew.

















One Dove: "Morning Dove White" (London Records, 1993)

il disco è davvero in pieno periodo deep-ambient-house.

i ritmi non sono mai estremi ma molto distesi, ritmici nel sottofondo, deliziosamente oscuri e malinconici.

il tocco del produttore si sente. eccome. d'altronde questo uomo ha "creato" Screamadelica. non poteva altro che tirare fuori un qualcosa di eccezionale.

come già accennavo sopra, l'impeto di scrittura della Allison è sempre assopito, nonostante abbia la possibilità di esprimersi come cantante con risultati buoni se non discreti.

l'iniziale Fallen prende il via con un synth sporco e rimbalzante, piccoli sospiri in sottofondo, il battito digitale profondo e infinito. il ritmo non si lascia mai andare ma rimane sempre sospeso e mezz'aria, adagiato su una delle voci femminili più belle degli ultimi anni. un vero e proprio pezzo adatto ad ogni situazione, mai completamente danzerino nè del tutto introspettivo.

la già citata With Love è un flusso chitarristico lacerante e sfacciato, una minimal-bastard-house come solo i Sabres Of Paradise (o i Two Lone Swordsmen qualche anno dopo) ci sapevano regalare. poi, ancora, lo ripeterò fino all'infinito, la voce di dorothy è un qualcosa di... incredibile. riesce a rendere immaginifico anche il silenzio.

Breakdown è un digital-dub a là Screamadelica (nessuno ne dubitava, eh) impreziosito da intrecci percussionistici scomposti e sinuosi, in There Goes The Cure c'è un pò di IDM, un pò di ambient, gocciole di downtempo e tanto ritmo, talmente tanto che straborda da ogni angolo. Il secondo episodio della coppia è contornata da bleeps stellari, scomposizioni ritmiche e rumori vagamente industriali. si aggiunge un crescendo pianistico che mette i brividi da tanto è intenso.

Una coppia di brani che confermano quanto detto nelle prime righe: questa band merita. non un album giustamente lasciato in sordina, ma un'opera che deve essere riesumata.

Sirens è sulla falsariga dei precedenti episodi ma vengono aggiunte una serie di tastiere molto funk, a dimostrazione del fatto come l'accoppiata One Dove/Weatherall possa creare pezzi di validità assoluta.

i riverberi metallici di My Friend lasciano dei brividi indelebili, il pezzo si sviluppa su azzeccati cambi di ritmo, su cui si sovrappongono vari strati sonori, dal rullante loopato ai cori di dorothy, fino al suono di uno strumento a corde sconosciuto. un'episodio mistico e attraente.

: "When I sit and dream

The skies cry with me

Now that I'm alone

Your voice wraps round me"


questo recita la successiva Why Don't You Take Me, una splendida ballata pop screziata dalla bellezza di un synth spaziale e la voce di Dot, sempre più bella e angelica.

concludono il disco la bellissima reprise pianistica di With love e i remix (già editi precentemente) di Breakdown e (ancora lei) With Love.

l'album, nonostante il grande valore, ha uno scarso successo e dopo qualche colpo di coda (una manciata di remix e singoli) la band si scioglie. precisamente nel 1993.

Dorothy sparisce dal panorama musicale. dopo lo scioglimento della band le capita anche un incidente stradale che la tiene ferma un buon periodo di tempo, ferma ma non immobile. sicuramente aveva nel cassetto le canzoni per il suo album d'esordio già da tempo, sicuramente l'aiuto di band amiche come Arab Strap e Death In Vegas l'hanno spronata, fatto sta che nel 1999 torna con il suo album. completamente suo.


















Dot Allison : "Afterglow" (Heavenly, 1999)

quante lacrime ho lasciato su questo album...

forse uno dei miei album preferiti degli anni 90', Afterglow si colloca tra un cantatuorato tutto personale e una forte attitudine al ritmo rilassato e sognante. influenze vagamente dream-pop, presentissime scorie trip-hop, amore per la musica introspettiva e leggermente malinconica..

eppoi, i testi sono un qualcosa di immaginifico. poesia disincantata, racconti di un ragazza mai cresciuta, storie di esperienze misteriose, fiabe quotidiane, dolori indicibili.

L'iniziale Colour Me è bella, magnificamente bella. semplice, sorretta da un linea di basso pulsante, circondata da spurie elettroniche, abbellita da quella voce che finalmente può esprimersi in tutto il suo calore, recitando le seguenti parole:

: "As the tides they draw and close

And the seasons turn again

Will the moon still wax and wane?

Will you always colour the day?"


l'effetto sulla voce nel ritornello è dondolante e appicicoso, costringe l'ascoltatore ad ascoltare, come carpito da un demone sonoro. l'effetto è proprio questo.

Prosegue Tomorrow Never Comes, una delle canzoni d'amore più belle che abbia mai ascoltato. un amore velato, mai completamente dichiarato. un amore doloroso e finito.

: "You're sailing away, to another shore

My heartache today, I can't tell you anymore

And I thought I saw your shadow in the street today

But that was yesterday, oh that was yesterday

[...]

Believe me I know it's been hard for you

There's never an easy way to let it go

And I dreamt that you were telling me you dreamt of me

But now I'm waking up, I think I'm waking up

[...]

And I thought I saw your jacket in my room today

But that was yesterday, oh was that yesterday?"


sul testo non ho parole, non ci riesco proprio. sentirla cantare è....incredibile.

la musica è essenziale. qualche accordo di chitarra, rimbombi elettronici in sottofondo, piccole note di piano che appaiono e scompaiono nell'arco di un attimo.

Prosegue Close Your Eyes e il ritmo si fa assai più sostenuto, dando qualche indicazione per l'album successivo, We Are Only Science. anche qui il testo è bellissimo, non sto a riportarlo altrimenti non si finisce più. li potete trovare comunque qui.

sembra in superficie una semplice ballata pop/rock ma nei suoi vicoli più nascosti nasconde preziose trovate melodiche. ascoltare di notte con le cuffie, questo il mio consiglio.

eppoi c'è Message Personel. sì, forse la mia canzone preferita del disco. anzi, è così.

quasi 7 minuti di desolazione sonora, il niente che si trasforma in pienezza e le parole ripetute con insistenza si fanno significative:

: "I'm inside, I'm outside

I'm with you, without you

Don't love me, don't leave me

Don't trust me, believe me

Embrace me, release me

Deny me, then feed me

I'll own you, then lose you

So distant, so near me"

contraddizioni che sono significative nel contesto di una canzone che solo all'ascolto si può dimostare quanto sia inestimabile. tanto inestimabile che i noti Arab Strap hanno posto in coda all'album un loro remix del pezzo. la musica è un intreccio tra strumenti acustici (chitarra, piano, pianola), nastri in reverse, piccoli trattamenti elettronici, la voce che si fa strumento. forse l'apice interpretativo di tutta la sua carriera.

Prosegue I Wanna Feel The Chill, una canzone strana e interrogativa, quasi evocativa nel suo incedere impercettibile. Si sentono qui come mai influenze dream-pop di stampo inglese, sopratutto nella parte centrale. L'alternanza fra composizioni sature ed essenziali in termini di struttura sarà la costante di tutto il disco ed in questo caso oltre alla chitarra e qualche rumore di sottofondo c'è poc'altro, dal punto di vista strumentale. Se non un piano che sale gradino per gradino, fino ad arrivare al cielo, negli ultimi minuti.

Pezzo (quasi) completamente strumentale in Morning Sun, interessanti le sperimentazioni fra beat elettronici e patterns di piano modificato. altre indicazioni per il futuro album e per lo sviluppo del suo suono. si percepisce, se ancora non ci si fosse arrivati, che il suo armamentario compositivo è composto da varie punte di diamante, capace com'è di scrivere pezzi prettamente cantautoriali ed usare trattamenti elettronici con grande personalità e grazia.

Altro centro assoluto è Did I Imagine You?, forse il pezzo più etero e immaginifico del disco. sostenuto da beat elettronici quasi impercettibili, vari xilofoni, arpe, triangoli, impreziosiscono una gemma che può avere un posto solo in paradiso, perchè la luce che emana è troppo forte.

da queste frasi si può capire tutto:

: "When I close my eyes

I can see you reach out to me

In my deepest dream

I can hear you call out to me

[...]

Now and then it seems

I can hear you climb the stairs

Opening the door

I realise you're not there"


da lasciarci il cuore.

ed ancora, senza soffermarmi, scorrono le altrettanto speciali (ognuna per un motivo diverso) Mo'pop, così sbarazzina e solare, Alpha Female, malinconica e sofferente, In Winter Still, gelida e cattiva.

si pone, come già detto, l'estroso remix di Message Personel.

passano un altro paio di anni e, dopo un singolo (Substance), arriva il suo secondo e, purtroppo, ultimo album.


















Dot Allison: "We Are Science" (Mantra Recordings, 2002)

come anticipavo precedentemente, questo disco è completamente diverso dal suo precedente.

qua le chitarre sono quasi del tutto scomparse per fare posto a un mare di synth e strumenti elettronici, il beat viene sostenuto praticamente sempre da una drum-machine, sostituendo la classica batteria.

un cambiamento con il senno di poi non così eclatante, visto che di elettronica ce n'era in abbondanza nella precedente prova. certo, non così tanta, però c'era.

non lo ritengo certo un male, credo che questo album sia fortemente personale e molto bello, non certamente penalizzato dal cambiamento di rotta.

i testi sono sempre molto introspettivi e strappa-lacrime. sempre la solita malinconia che non ci lascia per un secondo, ancora i momenti di dolore ci accalappiano il cuore e non se ne esce più.

l'iniziale We're Only Science è un anthem techno-pop molto bello, un ritmo sostenuto è ombroso si innesta dall'inizio, attorniato poi da un turbine di synth colorati. la ripetizione fino alla noia della frase :"We're Only Science"[ è ossessiva e in un certo senso significativa.

prosegue con grande piglio melodico la successiva Substance, molto bella e sinuosa. i ricami elettronici non sono mai banali, nè scontati. la gommosità dei synth riporta a certo synth-pop 80ino, sopratutto ai Soft Cell, di cui deve aver ascoltato tutti gli album. il groove si fa via via più movimentato, sempre solcato dalla sua voce che non cambia di una virgola, sempre bellissima ed estetizzante.

You Can Be Replaced è meno sintetica e riprende il discorso lasciato in sospeso dall'album precedente, sempre con l'apporto da una forte componente di non-sense lirico, un testo ammalato e ammorbante, come testimoniano queste piccole frasi:

: "You can be replaced

You've got the power

To give your cluelessness a voice

Saying loads of nothing

With a lot of noise

Walk down the street

Resentment in your arms

There's something free in us

That you despise

We're the survivors

We are your rivals"


Performance è un down-tempo fuori tempo massimo, bello ed evocativo, strutturato su qualche giro azzecato di synth e una voce che sovente regala attimi di disincanto immaginifico. forse il suo pezzo più disteso e silenzioso della sua produzione.

Sembra un pezzo uscito da Afterglow la successiva Wishing Stone. un folk-pop screziato da note di xilofono, rasoiate di synth ed ancora impreziosita da liriche incantate:

: "You tore my skin

But I didn't bleed

Tried to steal my thoughts

From in my sleep"


bellissimo il dark-pop fortemente elettronico che si dipana gradualmente in Make It Happen. la voce di dot è trattata per renderla ancor più solenne e piena, l'effetto finale è strabiliante. anche se il testo è la semplice ripetizione di qualche frase, ogni volta che viene emanata una frase, l'emozione è tanta. tantissima.

Addirittura accenni glitch in Strung Out, rumorini che si relegano in sottofondo al marasma percussionistico questa volta autentico, cesellato da una batterista forsennato. in forte ascesa l'uso dello xilofono, in questo caso tintinnante e puntiglioso. L'accordo di chitarra ripetuto ciclicamente è la base con cui Dot spicca il volo con le sue fiabe.

incredibilmente ballabile la canzone da club del disco (esclusi i remix finali), I Think I Love You. Synth bastardissimi e taglienti affettano in mille briciole la voce che gorgolia la solita frase per tutti i 5 minuti, i battiti digitali sono un rimbombo che scuote tutte le interiora dell'ascoltatore. un pezzo così minimale e ossessionante lascia residui pericolosi.

si ritorna alle origini con la ballata notturna di Hex, si conclude idealmente il disco, con un clone più corto di quel capolavoro che era Message Personel in Lover.

in coda, due remix detonanti. Prima Felix da Housecat lancia in orbita un techo-pop da mille giri in autostrada con il disfacimento di Substance, poi Slam si cimenta in una techno profonda e minimale con la vivisezione di We're Only Science. un epilogo niente male.

e siamo al 2002. dopo questa data, eccetto sporadiche apparizioni, di dot allison non s'è sentito e non s'è visto più niente. a me manca davvero tanto. in cuor mio spero davvero che torni il prima possibile. perchè dele sue canzoni ne ho sempre bisogno..

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