lunedì 2 aprile 2007

Gutevolk: "Tiny People Singing Over The Rainbow" (Noble Records, 2007)


Dopo la conferma scintillante di Tujiko Noriko, con “Solo”, un’altra artista giapponese si ripresenta. Legate da un sottile collegamento stilistico, la casualità vuole che i loro nuovi lavori siano rilasciati quasi contemporaneamente. Gutevolk, all’anagrafe Hirono Nishiyama, dopo il delizioso EP pubblicato nel 2005 (“Twinkle”), si presenta con “Tiny People Singing Over The Rainbow“ e conferma ciò che di buono ha fatto in passato. “Piccole persone cantano al di sopra dell’arcobaleno”. Un titolo che ben inquadra le trame sonore cesellate all’interno dell’opera.

La svolta sancita con la precedente prova si concretizza oggi, in questa manciata di canzoni dai tratti lievi e soffici. Una maggiore attenzione agli arrangiamenti rende i singoli episodi più ricchi e corposi, senza ingombrare le gracili strutture melodiche, come al solito definite finemente.

“Portable Rain” sa incantare come in pochi casi Gutevolk aveva fatto, una piccola favola colorata in cielo con pennarelli dal colore vivace. Gocce di pioggia vengono impersonate dallo xilofono, la voce, riverberata con tatto, dona all’atmosfera complessiva un senso di disorientamento piacevole.

“Dream Walzer” si posiziona sulla stessa scia stellata, aggiungendo note di piano silenziose, piccole sdruciture elettroniche e una batteria dal sapore vagamente jazz. Questo riferimento ad un genere così lontano, era già ritrovabile in un’altra opera come “Suomi”, dove, in alcuni frangenti, si arrivava a ibridare elementi pop con la bossanova, ottenendo un risultato fuori dal comune e assolutamente inedito.

Ancora più dolcezza ed ancora più giocosità. Con “This Moon Following Me” ci si immerge nel clima vagamente infantile e intenso che ricopre tutta l’opera. Pare la sonorizzazione per un sogno fatato, scevro da ogni ossessione o paura che possono contaminare l’estasi pacifica volutamente evocata. “Seed Of Sky” è l’esempio più lampante di quanto appena detto. Una ballata scanzonata, infarcita da una miriade di percussioni, fra cui lo xilofono, capace di ricopre il ruolo di incantatore, con le sue note cristalline, limpide come la rugiada. E poi, la voce, come il canto di un angelo, con la sua chitarra in braccio, i piatti percossi con forza contenuta, il tintinnare vago che appare un po’ ovunque, come lo splendere di una stella errante. “I Like Rainbow” è un simpatico quadretto strumentale, in cui appaiono varie componenti orchestrali, fra cui un organo malridotto e ad alcuni archi. La voce di un bambino, assorto nell’osservare il cielo notturno illuminato dalla luna, aggiunge quel tanto di ingenuità che rendono irresistibili i quattro minuti che compongono la canzone.

“Ao To Kuro” s’incammina essenziale, si sviluppa su binari sinuosi, viene arricchita da alcuni elementi, in particolare un “ta-ra-ta-ta-ra-ra” ripetuto in sottofondo, agile nel suo muoversi fra le fondamenta, veloce nell’arrivare dritto al cuore, il catalizzatore di ogni emozione. “The Door To Everywhere” alza leggermente il ritmo e si lancia in un episodio forsennato, dal chiaro stampo pop, con un piglio incontenibile, “Planetarium” si colloca come la gemella di “Seed Of Sky”, con tutto ciò che ne consegue, cioè un appiglio al cielo azzurro, con un filo di luce che trae uno spiraglio fra una nuvola e l’altra. “Sing A Ring” è la sublimazione, un po’ naif , di tutti gli elementi musicali qua contenuti. La melodia distratta, disposta ad abbracciare più influenze possibili, a cavallo fra glacialità e intimo calore, contenuti amatoriali e perfezione in ambito produttivo. Ancora presenti, in una veste più essenziale, le percussioni già in precedenza elogiate per la loro efficacia emotiva.
La conclusiva “Antenna” congeda, con i cinque minuti più freschi e innocenti, scuotendo una manina immaginaria. Parole che compongono una storia, per il termine, la fine di un migrare fra un paradiso dipinto da bambini, illuminato da un sole schizzato da mani piccole e graziose, raggi di luce che brillano di color oro, arcobaleni composti da sfumature tendenti al brillante.

(7,5)

recensione di Alessandro Biancalana

2 commenti:

  1. questo disco è immenso, direi.

    Ma d'altra parte non riesco a trovare un lavoro di Gutevolk che nn mi abbia colpito a livello profondo.

    La sua musica ha la stessa stoffa dei sogni.

    Sono contento che esistano altre persone che la apprezzino cosi tanto e ne parlino cosi bene!

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  2. beh, io ricambio la sorpresa nello scoprire che c'è qualcun'altro che apprezza la musica di gutevolk.

    ti segnalo in proposito la mia monografia su ondarock:



    http://www.ondarock.it/elettronica/gutevolk.htm

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