martedì 21 settembre 2010

Saycet: "Through The Window" (2010, Mvs)


SayCet è un progetto musicale e visuale che ruota intorno al compositore e produttore francese Pierre Lefeuvre, che propone un prodotto desueto e fuori moda. Commistione di ritmi e sensazioni ormai accantonati, la miscela sonora dell'artista transalpino costituisce una naturale congiunzione fra esperienze sognanti lontane ormai tre decenni e l'elettronica di taglio fine esplosa con tanto fragore una decina d'anni fa. Naturalmente non una formula inedita e in superficie pure ovvia, tuttavia i dodici pezzi presenti in "Through The Window" costituiscono un ottimo viatico per scoprire un microcosmo di confortevole serenità.

Nel bel mezzo della fioritura di mistiche nenie stellari, ritmi edulcorati e voci smorzate, la carta decisiva del progetto SayCet risiede nelle melodie. Nonostante l'ottima fattura delle decorazioni (sporcizia elettronica, drum machine, samples vari), a far emergere queste canzoni dalla pletora di opere simili sono i motivi portanti eseguiti volta per volta da vari elementi, tra i quali pianoforte, synth, voce e xilofono. Mentre in altri ambiti viene elogiata la ripetizione, la dissonanza e la cacofonia, qui (come del resto in ciascuna delle sottocategorie nelle quali si può ripartire il pop) la presenza di una struttura portante salda è fondamentale perché cattura i sensi, permettendo di focalizzare l'attenzione anche sugli altri particolari che in molti casi sarebbero ignorati. A ciò si aggiunge l'alternanza tra strumentali e cantati, a chiudere il cerchio con grande maestria.

Con coerenza e continuità si succedono marcette elettroniche indefinibili (l'iniziale "15", il magnifico crescendo di "Her Movie" e "Daddy Walks Under The Snow", che sembra quasi una b-side dei Lali Puna) ed episodi impalpabili, nei quali il cantato non altera di molto l'equilibrio generale (brividi commossi per "We Walk Fast", il calore lo-fi di "And Mama Said: It's Amazing", i battiti cupi della drum machine di "Opal").

Lefeuvre riserva tuttavia anche vere e proprie istantanee melodiche, nelle quali sono liquide componenti dreamy a prendere il sopravvento, incastonate su gentili tocchi di tastiere o saltuari impeti in crescendo: è il caso, ad esempio, della deliziosa "Easy", un sogno ad occhi aperti che la soffice voce di Phoene Somsavath trasforma in una ballata dai tempi dilatati, tra Cocteau Twins e Trespassers William, soltanto filtrata attraverso l'elettronica.

Sospiri sinuosi e melodie eteree sembrano infatti costituire il perfetto completamento delle fluide trame sintetiche dell'artista francese, impegnato a bilanciare folate elettroniche opalescenti con l'umanità la fragile e aggraziata che dà luogo a vere e proprie canzoni, quali anche "Bruyère" e "Sunday Morning". Segno evidente che sotteso al progetto SayCet non vi è solo l'intento di riecheggiare l'indietronica di stampo Morr Music affermatasi nell'ultimo decennio, ma soprattutto quello di trarre le mosse da quelle sonorità, ibridandole attraverso sentori dream-pop, abbracci ambient e accenni di cadenze idm, per dar luogo a una sentita formula di dream-tronica del terzo millennio, che nei tre quarti d'ora di "Through The Window" trova una sintesi equilibrata e di sicuro fascino.

(7)

recensione di Alessandro Biancalana e Raffaello Russo

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