domenica 18 giugno 2006
8 Doogymoto
giappone e germania si uniscono.
cantante nipponica più due musicisti tedeschi.
Fumi Udo la lei, Heinrich Köbberling e Viktor Marek gli altri due.
fanno conoscenza l'un altro per caso in giro per concerti, in Germania, e capiscono che è il caso di iniziare a fare musica insieme.
quando sensibilità simili si incontrano, difficilmente ne esce qualcosa senza passione.
sì, la loro musica è piena di passione e amore, gentilmente adagiata sui quei beat sostenuti ma mai aggressivi, quando un canto giapponese racconta fiabe sconosciute, uno strumento a fiato borbotta scorbutico.
il cantato di Fumi è simile alla prima tujiko noriko, magari più ombrosa e meno "giapponese".
si sente che è rimasta fortemente influenzata dalle vocalist europee, il suo stile è meno cristallino e più minimalistico (c'è un motivo per il corsivo, poco sotto lo si scopre..).
la loro musuica è un mondo a se stante, un piccolo mondo deliziosamente appartato e dispettoso.
quando nel 2000 ascoltai il primo LP rimasi molto sorpreso..
8 Doogymoto: "Untitled" (reis*/reis-schallplatten, 2000)
elettronica soffice e astratta, qualche accenno hip-hop, piccole scie di colore luccicante.
un album piccolo e prezioso, una stella dimenticata, dispersa, abbandonata a se stessa in un cielo mai così solitario.
quella Ten Million Days rimase dentro le mie orecchie per giorni e giorni, fischiettare una melodia ed essere felici. una favola sonora di rara dolcezza, cesellata dalle mani di un artigiano attento e innamorato del suo lavoro.
tutti potenziali singoli, non c'è un frangente stucchevole, le melodie si incastrano perfettamente nel cantato (ancora un goccio acerbo) di Fumi, le schizofrenie elettroniche non lasciano scampo nemmeno un microsecondo.
e perciò pezzi come As We Go To Eat, Ashimoto e Catch A Ride si distinguono per fantasia, graziosità, gemme non raffinate, lasciate scorrere senza freno posson far male, ma senza esagerare.
dopo il 12" dal nome Dakewa, più sperimentale e meno immediato, arriva il loro primo vero e proprio disco, nel 2003.
8 Doogymoto: "Minimalistico" (Soundslike, 2003)
il compimento della loro musica.
qua si trova il quadramento di tutte le loro influenze, del modo di intendere la melodia e gli incastri sonori sono perfetti, senza una sbavatura.
la voce di Fumi è completamente attestata su un registro ombroso e minimale, senza eccedere nè strafare. la musica è di difficile definizione. si potrebbe dire indie-tronica, trip-hop, down-tempo. c'è un pò di tutto.
non mi va tanto di etichettare questo sogno musicale, preferisco lasciar andare le parole.
l'iniziale title-track è bella, fatata, gelida, cattiva..
fiati scorbutici, microscopici beat sintetici, frasi ripetute, quasi sussurrate, un piccolo tamburo malandato effigia un ritmo scomposto. un drone sibila fra le fondamenta ammorbate, rigoli di elettronica scintillante schizzano in ogni direzione. non bella, magica.
il synth-pop dondolante e colorato di O-Kyaku scorre via fra sorrisi e tinte attenuate, il minimal-pop di Tabetai regala frangenti di misteriosa bellezza.
un pò di strumenti acustici nella successiva Kaelu No Uta, loop di chitarra, sfrigolii meccanici, tastierine appena sfiorate, la voce ancora più profonda e intensa. il battito della drum-machine è un rintocco deciso e dolce, una folata di vento insistente.
hip-hop mutante, che strania leggermente, in Wash Your Soul con un andamento pazzoide e sconclusionato, Tupperware schianta il silenzio con il suo perfetto connubio fra chitarra, battiti e miscelazioni elettroniche.
Taglia e cuci molto fine e divertente in Parasol, fra un loop vocale in bassa fedeltà, una canzoncina delicata e povera, andamento strano e inqualificabile nella successiva Don't Tell Me, un vortice di intuizioni attraenti.
Dakewa è forse il pezzo più deciso, un techno-pop mai eccessivo, sempre attento a non superare una certa linea di ritmo, gli inserti di synth sono un rigurgito doloroso, ancora la voce, sempre più poliedrica, a ricamare trame melodiche sensibili.
conclude l'elettro-folk-pop scanzonato e sconclusionato di Breathe Out.
sì, sì. sono sicuro che vi innamorerete di questi tre ragazzi.
viva il giappone e (poi) la germania!
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