giovedì 20 luglio 2006

POP FRANCESE

Quasi per caso, ultimamente, mi sono imbattuto in artisti pop francesi..

apprezzato uno, mi sono lanciato nella ricerca di artisti simili e mi son lasciato guidare dal mio gusto musicale..

in bilico fra malinconia, dolcezza e amore, i dischi che ho potuto ascoltare sono tutti bellissimi..

non mi aspettavo un tocco così delicato e leggero, proprio no.

erano nomi mai sentiti, conosciuti grazie a una persona a cui devo molto, non rimpiangerò mai abbastanza il fatto di non averli conosciuti prima.

fra i tanti ascoltati, vorrei mettere in risalto tre figure: Télépopmusik, Emilie Simon, Autour De Lucie

Télépopmusik













I ragazzi sono: Fabrice Dumont, Stephan Haeri (aka 2Square) e Christophe Hetier (aka Antipop).

2Square ha rilasciato nel 2004 un album downtempo a nome Superconductivity.

se magari siete dei nostalgici e amate questi suoni, potreste innamorarvene..

pubblicato il prima EP nel 1998, il loro successo è nato dalla pubblicazione dell'esordio Genetic Wolrd, con l'heat stra-radiofonico e stra-bellissimo che è Breathe. Ora, il titolo e il gruppo non vi dicono sicuramente niente, ma se ascoltate la canzone son sicuro che l'avrete già ascoltata. Credo di ricordare fosse in una qualche pubblicità.

Comunque sia, un album molto buono, forse un pò troppo astratto, a tratti scostante.. ad ogni modo, Free, Dance Me e la stessa Breathe sono gemme pop di rara raffinatezza.

però, con tutto rispetto per l'esordio, il successore, dell'anno scorso, è un'altra storia..


















Télépopmusik: "Angel Milk" (Capitol Records, 2004)

un sogno, un vero e proprio sogno.

di album pop così belli raramente se ne trovano, e a dir la verità è un bene, altrimenti saremo abituati troppo bene..

sarà che qua dentro ci lascio un bel pezzettino di emozioni, ma lo ritengo un qualcosa eccezionale.

si sentono ovvi rimandi al trip-hop, soffi di elettro-pop delicatissimo, miscugli hip-hop, addirittura tentazioni glitch.

il trittico iniziale è un colpo al cuore: Don't Look Back, Stop Running Away, Anyway.

la prima si adagia dolcemente su una voce che pare un angelo volare fra i cieli, un piccolo battito elettronico flebile, un goccio di rugiada digitale di consistenza trasparente. un favoletta pop per chi ancora chiede qualcosa dall'amore.

la seconda è più distesa e sognante, incentrata su rigoli elettronici di provenienza non ben definita, ancora voci femminili aggraziate, pungenti anime elettroniche, percussioni digitali, un'atmosfera di malinconia che pervade ogni singola nota.

La terza chiama al microfono un componente maschio, ma il risultato non si sposta di una virgola.

le coordinate cono quelle: voce dolce + elettronica pacata + attitudine sommessa. In termini così tecnici e cinici parrebbe una canzone normale.. Invece no, è speciale. lo è perchè il ritmo non è il solito che si può sentire in un qualsiasi album elettro-pop, lo è perchè ama incantare i suoi ascoltatori, lo è perchè emoziona senza esclusioni di colpi.

finita questa introduzione, il resto dell'album è altrettanto positivo. solo che non posso descriverlo tutto sennò il thread diventa lunghissimo.

mi limito nel segnalare la strappa-lacrime Brighton Beach, l'hip-hop mutante di Last Train To Wherever, le pazzie jazz della sorprendente Love's Almighty.

i remix pioveranno da tutte le parti, il meritato successo in terra natia pure, la promessa per un prossimo album nel 2006 pure. io aspetto con il cuore in mano, speriamo arrivi presto, ne sento il bisogno.

Emilie Simon


















Emilie, oltre ad essere bellissima, è una cantautrice con i fiocchi.

con all'attivo due album, scrive la colonna sonora del bellissimo La Marcia Dei Pinguini di Luc Jacquet, uscito in Italia da pochi mesi.

partiamo con l'esordio omonimo.


















Emilie Simon: s/t (Barclay, 2003)

in questo suo primo disco il cantautorato è molto mimimale e composto, sempre incentrato su trame ritmiche scheletriche ed essenziali. i suoni presenti fra queste canzoni non sono mai più di una manciata. una tastiera, qualche battito di batteria, loop vocali. oh sì, la voce.

se vi dico che mi viene quasi da accostarla alle mie fatine jappo? beh sì, lo posso proprio fare perchè lei ci va davvero vicino. e perchè dovrei paragonarla con loro? semplicemente perchè il suo cantato è fatato proprio come una Tujiko Noriko o una Nika Soup qualsiasi.

solo che la lingua è il francese. una lingua attraente, c'è poco da farci.

veniamo alle canzoni.

L'incedere semplice e scalpitante di Lise, lascia con il sorriso sulla bocca, sopratutto quando fanno capolino degli archi azzeccatissimi. Il tripudio di xilofoni, batteria spazzolata e voce filtrata è fantastico.

Secret riprende certi territori trip-hop/pop già sperimentati in passato senza risultare sciatta o vuota.

anzi, vengono aggiunti quegli elementi che ci fanno scordare tutto. come quella chitarra lacerante che sovente prende il volo, come quel ritmo scompostissimo che cambia sembianze ad ogni secondo, come, ancora, un organo farfisa modificato che inanella una nota più bella dell'altra.

Ci sarebbe da parlare per una notte intera su quest'album.

mi limito ad attirare su alcuni episodi chiave.

Flowers, che canta così :"You are so sweet, i am so in love with your dreams..". I pulpiti timbrici, uniti alla sua voce deliziosamente minimale, donano una grazia innata a questo pezzo.

Dernier Lit è uno scintillare di note cristalline che si trasforma in danza tribale, Blue Light è il pop come lo vorrei sempre sentire, Il Pleut è un quadro appena iniziato che prende forma piano piano, sotto le mani di un artista paziente e gentile.

dopo la colonna sonora sopracitata e quest'album, un attimo di silenzio, per lei.

poi arriva il 2006. ed arriva anche il suo nuovo album.


















Emilie Simon: "Vegetal" (Barclay, 2006)

non so se è un capolavoro, se è un disco importante o se qualcuno fra 5-6 anni se ne ricorderà.

l'unica cosa che conta, ora, è che questo albumo è bellissimo. basta, no?!

i ritmi si fanno più pieni e rock rispetto al suo predecessore ma la qualità non ne viene intaccata.

a partire dalla fabietta Alicia (Stereolab?), si rimane già spiazzati con il rock inusuale di Fleur De Saison. L'inizio è perfetto, semplice, immediato, ben fatto. La canzone prosegue fra pause ritmiche, un groove di batteria irresistibile, e il suo gusto come cantante che sembra non svanire mai.

Le Veil Amant è forse il più bel pezzo mai scritto da Emilie. Rumorini, glitches, xilofoni assortiti, percussioni piccine-picciò, vocina appena percettibile. Credo che lo sforzo compositivo profuso per portare a termine una canzone così sia stato molto.. ascoltare anche solo una volta per rendersene conto.

Se le convulsioni classiche di Sweet Blossom (cantata in inglese) non erano una novità, le tendenze dream-pop di Opium sono davvero una sorpresa. Un centro pieno, sottolineo.

Si percepisce, ad ogni canzone ascoltata, un animo comune che pervade ogni composizione.. è un qualcosa che contraddistingue il suo stile compositivo, di cui non riesco a trovare un difetto.

vedere Dame, per esempio. Sterzate rock, elettronica sibillina, chitarre acide e dolci al tempo stesso, una voce più "presente" rispetto al passato, un gusto per gli strumenti classici innato e mai fuori posto.

i campionamenti di Swimming poi ci fanno immaginare una sua nuotata in piscina, con quel fruscio bagnato in sottofondo.. i loop vocali, ancora una volta, donano un qualcosa di diverso al pezzo, così bello che lascia stupiti. La sua formula si evolve e non è mai uguale. Anche qua xilofoni, ma anche percussioni più cupe e rimbombanti.

Capirete quanto sia difficile inquadrare un'artista così poliedrica, sempre in bilico fra un genere e l'altro, sempre con l'orecchio pronto ad accoglire un ritmo o un suono particolare.

a poco la mia recensione.

Autour De Lucie













questa è la band in cui si sente maggiormente l'impronta trip-hop.

sono in piedi da tanto, questi francesini, dal 1992.

i componenti sono i seguenti: Valérie Leulliot (voce, chitarre, organo, melodica), Fabrice Dumont (basso), Jean-Pierre Ensuque (chitarre, synth) e Sébastien Buffet (batteire, percussioni).

hanno fatto 4 album. uno più bello dell'altro, e sempre differenti, sia come approccio compositivo, sia come risultato ultimo.

L'esordio è forse il più significativo.


















Autour De Lucie: s/t (Le Village Vert, 2004)

veramente un gran bell'album.

con grande rammarico di non avere conosciuto prima un qualcosa di così inestimabile, mi accontento nel farmi assuefarre da queste canzoni.

folk-pop, trip-hop, elettronica di una certa levatura, atmosfere sospese nell'aria da un ritmo volatile.

Noyés Dans la Masse è un gioiello dimenticato, ingiustamente dimenticato, puntualizzo. Ricami classici di un tatto raro quanto l'arcobaleno, la voce di una musa che nessuno conosce ma che c'è e canta come una dea, note di piano rimbombanti come l'esplosione di una bomba.

Nos Vies Limitrophes calca ancora di più il piede sulle traiettorie minimali, concedendosi ad una storiella che vira rock quando c'è da raccontare qualcosa di importante e si squaglia in luccicio colorato quando il racconto si fa più pauroso.

Personne N'Est Comme Toi si lascia andare in convulsioni rock personali e ruvide, Avril En Octobre è un bozzettino pop sferzato da sibili elettronici taglienti ed efficaci quanto un coltello sul burro.

Sans Moi è forse il pezzo più sentito del disco, in cui si percepisce la voglia di buttare fuori tutte le emozioni senza fronzoli strumentali, con una produzione scarsa ed essenziale. una tastiera, qualche nota di piano, un accenno di accordo di chitarra. niente di più per comporre un qualcosa di eccezionale.

Dans Quel Pays è melodia rock garbata e incalzante, Femme À L'Eau De Vie è un pop parlato: sembra di vedere un prato rigoglioso in una Francia di periferia e il sole al tramonto. due (massimo tre) amici a sedere sull'erba a suonare. le sensazioni di amatorialità che rilascia questo disco sono un qualcosa di difficilmente ricercabile.

Entra in campo, in maniera abbastanza decisa, l'elettronica e il risultato è buono.

Mon Toujours Partant, oltre agli elementi già precendentemente menzionati, aggiunge piccoli rivoli elettronici di contorno che non paiono messi lì come un abbellimento inutile. no, proprio per niente.

sono funzionalissimi e contribuiscono nel cesellare una canzone da notte oscura e un auto che corre veloce, nel buio.

La conclusione elettro-classica di Les Homme Peuvent Être... è la conferma di quanto questi ragazzi abbiano una grande padronanza della produzione sonora e quanto siano sensibili e capaci di contaminare contesti differenti in maniera completamente indolore. anzi, non indolore, piacevolissima. insomma, quest'ultima canzone è davvero fantastica.

nota di conclusione. il disco che vi ho descritto è la ristampa dell'esordio pubblicato dalla Nettwerk America nel 95. la tracklist è completamente cambiata e non so cosa possa cambiare rispetto alle registrazioni originali.

lascio a voi la curiosità di percorrere ulterioramente le strade artistiche di questa band, andando a ricercare gli altri tre album. in ordine cronologico: Immobile, Faux Mouvement, L'Echappee Belle.

meritano davvero, perchè non sono mai uguali e perchè ci sono tutti gli elementi per farsi amare una band, anche da persone che hanno gusti musicali diametralmente opposti.

io avrei finito... se avete da aggiungere ne sarei davvero grato, sono sicuro che ci sono ancora tantissime cose che non conosco..

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