mercoledì 5 aprile 2006

Carter Tutti, 31 Marzo @ Cascina, Città del Teatro



Due settimane dopo il concerto di AGF & Delay, alla Città del Teatro, approdano Chris Carter e Cosey Fanni Tutti, in arte Carter Tutti. Due membri degli storici Throbbing Gristle, quando nel 1981 la band si scioglie, si uniscono sotto il nome Chris & Cosey. Pubblicano svariati dischi sotto la Rough Trade, incentrati in una sinuosa commistione fra elettronica, singolari tecniche di campionamento, ritmi alieni. Le doti sia strumentali che vocali di Cosey, marchiano definitivamente la formula, rendendola inusuale e seducente.
Precisamente nel 1983 formano un’etichetta tutta loro, dal nome Conspiracy International (aka: CTI), per le loro uscite più sperimentali e le collaborazioni parallele.
Vengono citati regolarmente come tra i più innovativi ed estrosi produttori di elettronica atipica e, non di seconda importanza, stimati DJ, richiesti in tutta Europa.
All’epoca (parliamo dei primi anni 80) album come “Trance” diedero una grande scossa al mondo della produzione discografica di settore, ibridando l’anima industrial con suoni synth-pop.
Sempre prodigi a una commistione con varie discipline, si sono spesso e volentieri interessati ad ambiti artistici collaterali, instaurando rapporti lavorativi con scrittori, video-maker e scultori del suono. Da segnalare l’assidua frequentazione del duo nell’ambito dell’elettronica che conta, con partecipazioni ad album di gente come Monte Cazazza, Coil, Current 93, John Duncan, Erasure, The Eurythmics, Boyd Rice, Robert Wyatt, ed altri ancora.
Negli ultimi anni si sono dedicati alla composizione di opere per installazioni sonore, da cui è scaturita una serie dal nome “The Library Of Sound and Electronic Ambient Remixes”, un lavoro molto corposo ed ambizioso.
Avvicinandosi all’attualità, nel 2005, insieme a Peter Christopherson e Genesis P-Orridge hanno riformato i Throbbing Gristle, con memorabili performance live e un album nuovo di zecca.
Dopo questa piccola introduzione, veniamo al concerto in questione. I due si presentano con un fare quasi distaccato e molto appartato, mostrando un atteggiamento molto sommesso. L’esibizione è un’unione fra sinuose proiezioni video e la musica prodotta dai due. Le basi ritmiche sono preregistrate, e di volta in volta sia Chris che Cosey aggiungono improvvisazioni di vario genere. Il primo agisce al laptop e vari ammenicoli elettronici, la seconda canta, suona la tromba e maltratta la chitarra.
Le atmosfere sono molto scure e rumorose, la commistione fra immagini e suoni è perfetta, uno sguardo ai colori che scintillano e un ascolto ai timbri scorbutici risulta piacevolmente disorientante. I pezzi uno dopo l’altro scorrono con un ritmo che sbatte e si sfascia con violenza, le note di chitarra sono rumorose e puntigliose, una miriade di loop schizzano nell’aria circostante, piccole voci si fanno largo fra un buio impenetrabile. Non c’è praticamente pausa fra un pezzo e l’altro, il tutto si sviluppa organicamente come se fosse un’unica traccia che piano piano si alimenta e prolifera autonomamente.
Fra un ambient-techno notturna, rumori industriali e uno sperimentalismo mai fine a se stesso ne eccessivamente invadente.
Le immagini sono colori stilizzati che si muovono a rilento o con incidere impaziente, i ricami cromatici si mescolano a vicenda, confluiscono in un tripudio di bellezza visiva ed estasi percettiva.
Nonostante la serata positiva, la performance finisce molto presto, a conti fatti nemmeno 50 minuti di musica. Peccato, un maggiore approfondimento avrebbe giovato alla formula perfettamente creata.
Nel complesso un’esibizione con punte di pura ossessione percussiva, frangenti di malinconia digitale e attimi di pura cattiveria sonora.

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