martedì 25 aprile 2006
Tsukiko Amano: "A Moon Child In The Sky"
dopo qualche mesetto che avevo lasciato da parte l'ultimo album di tsukiko, riprenderlo è stato una sensazione particolare.
un'artista che ho seguito fin dai suoi inizi. cioè il 2002. il primo album dal nome Mag & Lion.
questo disco che non prende d'impatto.
ricordo che i primi periodi dopo la sua uscita, non mi impressionò per alcuni suoni interrogativi e la voce leggermente più aggressiva rispetto al passato.
poi col tempo provai ad immergermi nelle trame più nascoste e fondermi completamente con questa manciata di canzoni. fu un tentativo mai così riuscito.
questo è j-rock fatto con il cuore. alcuni pezzi sono fra i più belli della scena rock femminile in Giappone. ultimamente solo Anna Tsuchiya e Mika Nakashima sono arrivate a questo livello. mettiamoci anche Asuca Hayashi che se lo merita.
L'intro della title-track è un piccolo acquarello dipinto con un accordo nascosto, rigurgiti rumorosi e un tastiera lontana.
quella tastiera che s'introduce all'arrivo di Devil Flamingo.
la voce di tsukiko è molto possente e pungente, qualità difficilmente ricercabili in un cantante giapponese. ultimamente, comunque, molte voci di questo tipo sono venute alla ribalta, con ottimi risultati.
la chitarra getta nell'aria accordi precisi e dilungati, la tastiera sopra citata è un rumore di sottofondo nemmeno tanto disturbante. le convulsioni della batteria cesellano un ritmo irresistibile. uno dei pezzi j-rock più belli degli ultimi anni. oh, sì sì.
Sulla stessa linea si assesta la successiva Joker Joe, stesso ritmo fatto di convulsioni ma con qualche apertura melodica in più, la voce è meno oscura e si lascia andare in frangenti dipinti di dolcezza velata.
Idea (A Moon Child mix) è un'altalena fatta di picchi e pause ottenebranti, Stone si permette intromissioni classiche d'emozionante valore, Hisui (A Moon Child type) è (forse) la canzone più lenta di Tsukiko, ma non atipica nè azzardata. semplicemente toccante. un piano suonato con leggiadria, la voce appena sussurrata, la chitarra si trasforma da coltello affilato a panno di seta delicatissimo.
1/2 (A Half) è un mantra j-dark-rock sorprendente. drumming incessante, ancora trasformazione nel modo di interpretare le canzoni, convulsioni chitarristiche, gocce di rumore piovono ovunque. il ritornello è bello come una mattina soleggiata e il vento leggero che smuove le foglie.
Koe è fatta con una fisarmonica distrutta che emana note ripetitive, archi sinuosi, una coppia di chitarre classiche e tanto amore. cori nerissimi urlano un dolore malcelato, timbri percussionistici come una marcetta spensierata, il giorno che si approssima a notte, l'irregolarità la fa da padrone. pure poliedrica la nostra tsukiko.
Se la pazzia compositiva di Satou Mizu lascia spiazzati, con i vocalizzi inusuali e un utilizzo ben calibrato dell'elettronica, Parade rivela un lato nascosto dell'autrice, proponendo una canzone lenta e gelida. lei e il suo piano. progressivamente un pugno di note orchestrali aggiungono pathos. il passaggio all'andamento incessante è una sorpresa inaspettata ma benvoluta.
Hakase to Kujaku è un giochino sbarazzino, un motivetto scemo e bambinesco, il finale Kakan è un simpatico esperimento gustosissimo per archi e manipolazione digitali.
verso metà maggio usciranno ben 4 singoli:
Karasu
Fukuro
Utakata
Fusen
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