lunedì 14 novembre 2005

DERU



 



Lande sonore scorticanti.

Atmosfere claustrofobiche.

Paesaggi d'asfissiante consistenza.

Musica per mondi senza abitanti. Il silenzio ascolta e niente altro.

Due gli album dati alle stampe da questo follettino dal nome Benjamin Wynn.

Due opere dai tratti immaginifici, essenziali, detorianti.







Pushing Air (Neo Ouija, 2003)



Centrifugare influenze tra le piu' disparate architettando una miscela cristallina, onirica, lucente.

Una sequenza inarrestabile di pastiglie dal sapore amaro, disturbante, fastidioso.

Immergersi in un mare dalla acque contaminate e velenose, veleggiare un cielo scuro, nuvoloso, tossico.

Up è un intro martellante e ci disorienta con quel piglio ambient e un malcelato amore per la musica disturbata. Glitch, in definitiva.

Din è la sua logica conseguenza con un groove claudicante, piccoli contrappunti d'una tastiera scordata, una drum-machine marziana detta un tempo apparentemente regolare. Danzare d'un gruppo di meteoriti, al limite dello scontro frontale.

Recommended è un collage di suoni trovati un po' ovunque e non dispiace.

Echoes of Me è l'amore per il Brian Eno più ambientoso e i Tangerine Dream cosmici. A questa premesse aggiungete un gusto prettamente discordante e immaginate facilmente il risultato. 5 minuti di (e)stasi.

Piccolo giochetto per strumenti acustici, lontani rintocchi d'un synth nostalgico, vari rumori rimbombanti nella successiva Playground.

Soulik sorprende ancora. Andamento zoppicante, stop-and-go, infinitesimali tocchi d'una macchina mal programmata, fragili steli d'una pianta parlante, nella stagione di maggior siccità.

Collage pubblicitario in (guarda caso) Spot.

Frustrazione sonora ed frenetica composizione in You Haunt Me.

Destrutturazioni d'una voce, maltrattamenti d'una persona che vorrebbe parlare ma non puo'. Un essere volitivo senza possibilità d'esprimersi. Questo e' Confused.

Timebox è un minuto in cui confluiscono cori chiesastici, drones, folate d'un synth lacerante, saturazione d'uno spazio già di per se esiguo. Safemode continua dove finiva la precedente e non fa che dilatare ulteriormente le maglie della lunga composizione, microscopici contrappunti sono messi li apposta per lasciarci allibiti. Una percussione finta, precisa, puntuale, lascia al silenzio un ritmo metallico e ferroso.

Ancora 30 secondi di divertissment in Marinate.

Ricalchiamo i tratti dei precedenti pezzi in Protecto con la differenza che questo pezzo è ulteriormente slabbrato ed ancor più rarefatto, quasi a voler astrarre e decomporre ulteriormente.

Il capolavoro del disco sta proprio in chiusura.

Flux Of Humor non lascia alcun limite di catalogazione. Mettiamo nel calderone una buona dose di noise, un po' di errori che non fanno mai male, 1/4 di ambient e una parte di minimal-techho. Shakerare energicamente e si ottiene questo schifosissimo cocktail invernale. Assaporarlo, al contrario dalle impressioni, è piacevole come non mai.

Si passa al seguito e come al solito siamo di fronte a un evoluzione, piccoli cambiamenti ad un suono già di per se perfetto e riconoscibile.







Trying To Remember (Merck, 2004)



Pubblicato da quell'etichetta madornale che è la Merck, questo album è un mistero. Mistero risolvibile da orecchie sensibili a certi tipi d'ambientazioni.

L'approccio è molto più minimale e se i glitch pizzicanti nel primo la facevano da padrone qua il discorso è cambiato. Non che non ci siano i vari click&cuts, solo che non sono la colonna portante.

Dilungate composizioni che sanno di musica cosmica fin dalla superficie. Le profondità vengono screziate sovente da alcune intromissioni digitali, il groove è praticamente assente. Non c'è ritmo. Staticità per pomeriggi piovosi ed immobili.

Orizzonti oscurati da una tempesta imminente, pericolosa, contaminante.

I Don't Know You è, come accennato, un simil-ambient disturbato da frequenti interventi noise, con drones in sottofondo che hanno scritto in fronte :"Sono cosmico".

Next Door è una corda sfilacciata, spezzata e ricomposta dalla parte sbagliata, con il materiale sbagliato, senza un raziocinio.

Torna un po' di ritmo ma non c'è un ben che minimo segno di regolarità. La stessa drum-machine viene scomposta con il risultato d'un procedere claudicante, irregolare, difficoltoso. Una IDM sfigurata dai colpi d'una pistola cosmica, con proiettili interstellari. Stavo parlando di Next Door.

Spread Your Arms è ancora un piacevole sprofondare in un morboso mondo dai particolari immaginifici, popolato da esseri distesi e onirici. Cosmicità per piccoli animaletti, con le orecchie finissime e attente.

Bozzettino d'ingenua bellezza nei 30 secondi di The Reasons.

Logica prosecuzione è la successiva Words You Said. Ancora un opprimente contorno impreziosisce questi minuti d'etereo viaggiare tra gli angoli di questa terra mistica e sconosciuta.

Tapath è ritmo ammorbato allo stato puro. Un continuo rimbombare d'una drum-machine, vociare scomposto del synth onnipresente, errorini che picchiettano con piacevole insistenza, un sottofondo dolcissimo completa un pezzo squisitamente perfetto.

The Day Before Yesterday riprende il discorso lasciato in sospeso e lo arricchisce ulteriormente con millimetrici particolari, mai tanto importanti.

Loki è minimal-techno della miglior scuola, come se ne sente raramente. Un beat sincopato lascia spazio a soventi interventi d'una voce tremolante, silenzioso lamento d'un alieno moribondo.

Lasciando i nostri sensi al rumoroso starnazzare d'una centrifuga omogenea e coesa in Noru, prendendo il largo nell'oceano dei sensi nella conclusiva Only The Cirlce.

Distesa di terre irragiungibili con i sensi allo stato normale.

Soltanto un piccolo sforzo potrà trasportare la mente in uno stadio in cui si possa comprendere tale bellezza.

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