sabato 19 novembre 2005

Hitomi Yaida



 



Volo d'un aquila cantante.

Salto chilometrico d'un esserino molleggiato.

Sferzanti raggi d'un sole malato e oscurato.

Esserino sorridente dai tratti e contorni celestiali.

Fantasioso quadro tinteggiato da un pittore felice ed innamorato.



 



Ammirare il suo sorriso è tanto bello quanto ascoltare i suoi dischi.

Mi permetto di selezionare i miei due preferiti in i-flancy e Candlize, rimandando qui per la discografia completa (*).



 



Candlize (TOCT, 2001)



Manifesto d'una fatina appartata. Lei tira fuori la testa dal suo nascondiglio e con ingenuità infantile lascia in eredità questa raccolta di canzoncine.

Candle è proprio un dolcetto al sapore di crema. Saporito manifatto dolciario adatto a bocche sopraffine.

Buzzystyle non lascia scampo, un continuo sfascarsi d'un ritmo pop appiccoso, semplicemente bello.

Look Back Again è una mistura d'un rock mutevole, anime elettroniche sottili, continui vocalizzi, in cui Hitomi sfoggia capacità d'interprete veramente invidiabili.

Not Still Over è fantasia allo stato puro. Borbottare d'un fiato scordato, percussioni in orgasmo, suoni aleatori. Poliedricità d'una bimba imbarazzata.

Over The Distance è un pop orchestrale, in cui s'uniscono archi mastodontici, acusticità orientali, ancora un cantato senza un difetto. Ascoltare per credere.

I'm Here Saying Nothing ha sentori vagamente gitani, con un chitarra (banjo?) precisa e pulita, ancora un ritmo percussionistico perfetto e perfettibile allo stesso tempo. Ritornelli lasciati li, per quelle persone che hanno la pazienza di darne importanza, adatti a persone da consolare, dopo una delusione indicibile.

Sora No Tsukurikata è bella da far male, un folk apocalittico con piccoli pulviscoli elettronici, quasi impercettibili.

Zeitaku na Sekai è un continuo progredire d'un pezzo in cui pause e un correre irrefrenabile s'alternano senza una linea di continuità, Teto Namida è il capolavoro del disco con quel piglio pop d'altri tempi, Life's Like a Love Song è una dolce ballata, in cui battiti scabrosi fanno da sottofondo a una piccola chitarra per una voce deliziosa.

Il tutto si chiude alla perfezione con Maze in cui, ancora, il suo gusto nel comporre canzoni terrene si palesa con evidenza.

Un'opera isolata e lasciata al suo destino. Recuperata da un pubblico esiguo, le persone più fortunate mai esistite.



 



I-flancy (TOCT, 2002)



Piacevole sprofondare in un mare di felicità, spumosità pop, orgie d'umori zuccherosi.

Svolazzare in cielo d'un aquilone coloratissimo, illuminato da un sole abbagliante, scosso da un vento leggermente movimentato, allietato da un mare di vocine infantili.

All'inizio del disco c'è già il manifesto della musica di Hitomi.

Creamed Potatoes è un perfetto pezzo pop/rock con intromissioni d'una voce impazzita, urla stramazzate d'una ragazza impazzita. Orgia di parole sconclusionate, spasmi chitarristici. Inglese, giapponese, il tutto confezionato alla perfezione.

Mikansei No Melody è ancora dolce scorrere d'un gioiellino dal sapore di sakè. Synth ricama sinuosi intrecci melodici, una batteria detta un tempo stabile, la sua voce dipinge trame vocali d'angelica provenienza. Attimi di pausa in cui scorrono intrecci elettronici, strimpellare d'una chitarra, sciabordare d'una percussione lontana.

Andante è ancora una robusta struttura prettamente rock a comporre l'atmosfera. Non c'è tregua per un solo attimo. Il suo timbro vocale non ha un momento di pausa e continua a propinarci parole, docili animaletti adatti a inserirsi negli interstizi della nostra mente. Un continuo, scintillante, ripetersi d'un accordo di chitarra, ed è puro pathos.

Ring My Bell placa gli animi con un andamento più pacato, in cui le capacità compositive ed interpretative di Hitomi vengono fuori tutte. Qua c'è dentro, in 4 minuti e mezzo, c'è un pezzo in cui la stessa essenza della forma canzone viene riproposta con gusto e sapienza. Quei 4 accordi giusti, quel ritornello di splendente compiutezza, quella tastiera che trasmette emozioni e un sorriso paranoico.

Niji Drive è una ninna-nanna per tarde sere alla periferia di Tokyo in cui il sole tramonta e la stanchezza si fa presente. Piccoli accordi s'incastrano, etereo proseguire d'un corpo libero, paroline decantate con pacata dolcezza.

Change Your Mind è un mutevole strascicarsi d'una canzone dilungata per sua natura. Un piccolo piano propina piccole note per piccoli esserini.

Ancora non si puo' dire niente di male di Dizzy Love, con quel andamento ossessionante, cadere in un dirupo infinito e lasciarsi trasportare dalle note, senza resistere.

Aitai Hito è un orgia di piatti sbattuti, piccole corde pizzicate, percussioni percosse, un'unica celestiale voce lascia con i cuoricini al posto degli occhi, un battito irregolare e tanta felicità in corpo.

Attraverso la marcia, con stuzzicanti linee elettroniche, di I Can Fly, fino alla penultima, toccante e silenziosa, I Really Want To Understand You.

Ashita Kara No Tegami è ancora un dolce bozzettino in cui confluiscono tentazioni elettroniche, un anima sfacciatamente orientale, sinusoidali linee d'un piano possente. Improvvise accellerazioni fanno sobbalzare la pressione corporea.

Forse avrò evangelizzato, come m'avete accusato in quel famoso thread su Maaya, ma non posso che scrivere tutto cio' riguardo questi dischi. Sono il mio cuore e le mie giornate, i miei attimi intimi e la mia felicità.

Spero per voi possano rappresentare qualcosa queste semplici, stupende, canzoni. Si, soltanto questo.







(*) Sia Air/Cook/Sky che Daiya-monde sono due album d'ottima fattura, peraltro, non paragonabili agli altri due descritti.

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