martedì 7 marzo 2006



Regolarmente, in attimi particolari, torno ad ascoltare questa porzione del mio cuore.
Un album che si inserisce nella carriera di Akiko come uno dei suoi più sentiti, uno dei più emozionali, secondo soltanto a quella stella lucente che è Piano Nightly.
Note docili e sinuose, rumori d'un onda che sciaborda al tramonto, gabbiani felici, atmosfere soffici e preziose.
Un mondo immaginario composto da canzoni suonate, appena il sole tramonta, quando la luce scompare e si avvicina la notte fatta di pace e amore.
Mi lascio sedurre, in principio, da quel quadretto pop immortale che è Love Can't Be Blind. Il cantato di Akiko è molto personale e frizzante, il piano saltella spensierato, momenti di puro pathos si presentano, con l'avvicinarsi della fine. La felicità tramutata in musica.
Me And My Sea Other è delicata e soffice, una canzone dai tratti cesellati e raffinati. Vari strumenti a corda si intrecciano con un misto di percussioni flebili, flauti deliziosi e una natura che emana tutti i suoi suoni, con semplicità.
Sayonara è una cantilena fra le campagne adornate da ciliegi in fiore e un lago scintillante, The City è lenta e soffusa, sommessa e fragilissima. Un gioiellino dalla perfezione chimica.
Dreaming Chick è forse il pezzo più ritmato, un piglio sbarazzino e allegro, timbri metallici, parole con le sembianze di un quadro colorato.
Pipoca è una filastrocca stupida e scomposta, Oh Dad si presenta come un semplice pop-rock ma nasconde nelle sue interiora pregiati ricami ritmici, Wonderful Day è una ballata malinconica, una composizione sferragliante, variopinta e mai doma.
String Of Pearls è (forse) l'apice del disco. Piano-song impreziosita da una tromba borbottante in sottofondo, la voce di Akiko è appena sussurrata, il canto di un angelo terreno. Archi ariosi spalancano un mondo infinito, scintillio metallico e una cascata che scroscia al suo termine, una percussione rimbomba, appartata. Una delle sue canzoni più belle.
Come non rimanere attratti dall'ossessionante andamento di The Riceball and The Muffer? Il suo incedere è instancabile, stop-and-go inusuali, momenti di deliziosa melodia, parole come pallottole di zucchero filato. Il finale è un tripudio strumentale, il caos ordinato, d'un insieme di oggetti vivi.
Intramezzo strumentale, nella title-track, raffigurante l'hotel pieno di animali, con un piano sornione che suona scordato.
Friends Again è la mia canzone del cuore e mai più ne uscirà, Chinsagu No Hana è una nenia tradizionale, un tuffo nel canto giapponese d'altri tempi. Una canzone arcana e mistica.
Grazie Akiko, senza le tue canzoni sarei perso.

2 commenti:

  1. mi piacerebbe conoscere il testo di chinsagu no hana

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  2. i testi di akiko non sono facimente reperibili..

    ho il disco originale e ci sono quelli in giapponese, di più non so dirti..

    prova a fare qualche ricerca in rete, magari riesci a trovare qualcosa..

    in questo caso avvisami.. :-D

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