domenica 19 marzo 2006



visto che a Lucca fanno tutta la retrospettiva, sto ripercorrendo le tappe più significatve del percorso artistico del maestro.
il film in questione è una serie di 8 sogni fatti dal regista, non con intenti auto-biografici, sono solamente 8 pezzi di inconscio pennellati con immagini e suoni.
le atmosfere sono molto pacate e soffuse, i fotogrammi che raccontano il passato spezzettato di una persona, le esperienze di un uomo che cresce.
Per realizzare il "sogno" del suo 29° film il regista ha impiegato al solito cinque anni. La lavorazione è durata quasi due anni; ancora una volta per montare il progetto finanziaramente gli sono venuti in aiuto i suoi ammiratori americani Spielberg e Lucas, che sono riusciti a coinvolgere nella distribuzione la Warner Bros.
Gli otto sogni che compongono il film (inizialmente dovevano essere dodici) si susseguono per semplice giustapposizione, introdotti da un titolo indicativo che potremmo anche ignorare :"cercare di interpretare i sogni in maniera razionale è un controsenso" dice il regista, alla presentazione del suo film, nel contesto del 43esimo festival Cannes.
I primi due sono legati all'infanzia del regista (Raggi del sole nella pioggia, Il Pescheto). I tre successivi (Tempesta di neve, Il tunnel, Corvi) ci riportano agli anni Trenta e Quaranta, quando Kurosawa cercava la sua strada tra pittura (il riferimento a Van Gogh) e cinema (non fece la guerra perchè riformato per motivi di salute).
Il Fuji in rosso e Il Lamento dell'orco sono ambientati ai giorni nostri, o meglio in un futuro che speriamo non arrivi mai. Nel sogno conclusivo (Il viaggio dei mulini ad acqua) ci riporta agli inizi del secolo, in un passato ormai mitico.
Il film è un magico alternarsi di immagini frizzanti, un piccoli suono, un ballo mistico e un bimbo che sorride.
Voglio imprimere l'attenzione sopratutto sui primi due sogni, i più misteriosi e colorati, quelli maggiormente incantati e rilucenti di un'abbagliante luce.
Nel primo vediamo un ragazzino di cinque anni avventurarsi dal solo nella foresta, (contraddicendo agli ordini della madre) per osservare il miracolo della natura. Dietro dei cedri finemente colorati il piccolo fuggitivo è folgorato da una visione immaginifica (come i due samuri nella foresta stregata del Castello della ragnatela): un corteo di volpi in abiti sgargianti celebra una festa di nozze eseguendo con leggerezza e grazia una danza rituale. Il ragazzo si crede in paradiso, ma ecco che sentendosi spiato deve fuggire precipitosamente.
: "Hai visto quello che dovevi vedere" dice la madre che dopo avergli messo in mano uno spadino, lo rispedisce nella foresta ordinandogli di farsi perdonare dalle volpi. Stringendo l'arma al petto il bimbo, afflitto, si dirige verso la foresta, guidato da un gigantesco arcobaleno che gli appare all'improvviso all'apertura della verdissima valle. Alla soglia di questo paradiso terrestre il ragazzo si ferma in estatica ammirazione.
Il secondo sogno è egualmente fatato e tenuemente incantato.
E' il 3 marzo, festa della primavera e delle bambole (Hina Matsuri), le sorelline del protagonista (un ragazzo di dieci anni) e le amichette sostano davanti all'altare di famiglia su cui sono esposte le figurine che riproducono l'intera struttura della famiglia imperiale. Seguendo una misteriosa coetanea apparsa in giardino, il ragazzo si ritrova ai piedi di una misteriosa collina a terrazze; sui ripiani sono disposti - come in una gigantografia di un gruppo di bambole colorate - tutti i membri della corte in carne e ossa, rivestiti di abiti sgargianti (e bellissimi); rappresentano lo spirito degli alberi dei peschi in fiore; ma come potranno interpretare la rituale danza per la festa della bambole se i genitori del ragazzo hanno distrutto il fiorente giardino di peschi della loro tenuta? Alle pesanti accuse dell'imperatore, il ragazzo esplode in un pianto dirotto, alle fine quando riesce a provare la sua innocenza l'imperatore lo premia permettendogli di vedere ancora una volta (l'ultima) il suo pescheto in fiore: davanti agli occhi estasiati del ragazzo la corte in gran completo esegue un balletto monco e magico sotto una nevicata di petali di rosa; al termine di questa suntuosa danza generale, lo schermo è invaso da una miriade di alberi fioriti che si sostituiscono alle bambole imperiali; tra gli alberi riappare la misteriosa fanciulla Flora che invta il ragazzo a seguirla. L'incantesimo si rompe, gli alberi in fiore tornano ad essere mozzati, la collina dell'eden si trasforma in un arido deserto, al ragazzo cacciato dal paradiso non resta che singhiozzare sconsolato davanti all'unico ramoscello fiorito che spunta da uno dei tronchi infranti.
I rimanenti sei sono egualmente evocativi ma non eguagliano come bellezza visiva i primi due, rimanendo comunque un esempio della straordinaria capacità di Kurosawa nel trasporre in immagini e sensazioni dei semplici avvenimenti, trasformando in magia la più semplice dele circostanze.


: "I sogni sono l'espressione visiva dei nostri desideri e delle nostre angosce, sepolte nel profondo di noi stessi"

Dostoievskij

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