giovedì 20 ottobre 2005







Ayumi Hamasaki: "A Song For XX"



Gli occhi a mandorla sorprendono ancora.

Pop per la calma pacifica dei giorni soleggiati.

Canzoni leggere come bollicine di sapone.

Rabbrividisco davanti alla glacialità di un pezzo come la title-track. Gorgheggi di synth, archi campionati raggiungono vette inimmaginabili, voce nasale e celestiale. Un leggero senso di felicità mi lascia un sorriso.

Mi faccio trasportare dal mood frizzante e allegro della j-pop-song perfetta di Hana. Base percussionistica leggera, spumosa. Un cantato appena accennato disegna sinuose circonferenze nell'aria, come una farfalla al suo passaggio.

Friend è un altro piccolo gioiellino risplendente di propria luce. Xilofoni in sottofondo tintinnano, un ritornello azzeccato convince senza ripensamenti. Cori lontani impreziosiscono.

Friend II ha un piglio più movimentato e sembra di sentire i profumi di una battaglia tra samurai, in un prato ricoperto da petali di pesco. Emozionante.

Poker Face ricama ritmi disco-house-pop con fermezza cristallina. Archi sontuosi lasciano spazio, sovente, a una tastiera saltellante. Chitarre, con le loro distorsioni, disturbano oltremodo.

Wishing abbatte le barriere della mediocrità pop. Melanconico andamento per notti tristi. Frasi cantate con il cuore in mano, un giapponese snocciolato con apparente sentimento. Chitarra vagamente folk, acusticità variegate, piano toccante.

Passando per le trame sbarazzine e solo apparentemente scontate di You, arriviamo ad As If con il suo andamento etno-disco-rock.

Powder Snow è un capolavoro di sofferenza. Un organo straziante lascia una nota veleggiare per tutto il procedere. Sudate parole decantano lacrime d'altri tempi. Piano da un senso di swing appartato al pezzo.

Richiami chiaramenti orientali vengono evocati dallo spaccato di brillantina bellezza che è Trust.

Schizzofrenie da discoteche situate in un lago sotto il sole di Signal, amore per le tonalità pacate di For My Dear...

Il disco procede con calma toccante. Non c'è niente fuori posto.

Verrebbe da dire: perfezione pop. Non mi azzarderei mai. La perfezione non esiste. Ma, qua, ci siamo vicini.

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