martedì 25 ottobre 2005

FRIDGE



Suoni freddi, glaciali.

Pulsazioni cardiache attanagliate da una morsa soffocante.

Miscelare un sapore tutto post-rock con un gusto elettronico invidiabile.

Mettere insieme in parti uguali una certa scena indie chitarristico-strumentale e sapienti pulsazioni azzardatamente techno.

Non c'è limite alla fantasia.

Ne esce un connubio che negli anni s'è fuso in suono personale, particolare, significativo, esuberante, straordinario.

I componenti della band sono: Kieran Hebden (chitarrista), Adem Ilhan (bassista) e Sam Jeffers (percussioni).

Chi non lo sa il suddetto Hebden è proprio il folletto folktronico del nuovo millenio a nome Four Tet.

Dopo e durante il completamento degli studi i Nostri iniziano già a registrare qualche scampolo sonoro, senza grossi impegni discografici.

Soltanto dopo quache anno, attraverso un amico in comune, Trevor Jackson, riescono a pubblicare il loro primo singolo sulla Output.

Il suddetto si chiama Lojen realizzato nel 1997 quando ancora i ragazzi sono degli adolescenti.

Incoraggiati dall'uscito del suddetto EP riescono, sempre nello stesso anno, a farne uscire ancora un'altro dal nome Anglepoised.

La coppia di EP dimostra una certa immaturità ma il suono di fondo mostra una fantasia straordinaria nel conglobare un marea di influenze senza risultare calligrafici ne pedanti.

Siamo alla prima prova lunga ed è già un sogno ad entrare nelle nostre orecchie.



 



Ceefax (Output, 1997)



Un certo senso di smarrimento al cospetto di quest'opera prima.

Dieci perline grezze e martoriate. Screziate, sporche, luride.

Dopo il minuto di canonica introduzione (edm) partiamo con Helicopter.

Andirivieni di un tape-loops ondeggianti, sciabordio metallico, pulsare di una chitarra, putridi pulviscoli sonori.

Improvvisazioni per caverne poco illuminate.

Effetti sci-fi, organi farfisa in crisi epilettica, tastiere dondolanti, grooves sotterranei.

Un eclettico immergersi in un mondo fatto di suoni cesellati con attenzione, precisione e inventiva.

Tricity unisce un certo suono Tortosie con drones, glitch e sporcizie varie. Lo stato embrionale di un attitudine sonora che si svilupperà 4 5 anni dopo.

Moore Eh 4-800 sono 11 minuti di completa catarsi sonora. Il ritmo parte da pacato e timidamente cresce d'intensità, fino ad arrivare a picchi di trascinante frenesia e pathos. Contorni timbrici per un ventilato pomeriggio d'autunno.

Intramezzino con uno scorcio di musica jazz in loop. Non a caso il titolo è Jazz-loop.

Traversiamo una landa tintinnante e rumosa negli scorci eterei di Robots In Disguise, lasciamo il cuore davanti al progressivo squagliarsi del ritmo di Oracle.

Capolavoro del disco è edm3. Dub strapazzato, drones alieni, chitarra ciclica, drum-machine metallica ed industriale. Completa (e)stasi per le nostra percizione. Non c'è da chiedere meglio da un esordio.

La finale Wan è (ancora) uno splendido esempio di come sia possibile mescolare a piacere generi all'apparenza incomunicabili, ottenendo un risultato strabiliante in termini di qualità ed inventiva.

Siamo alla genesi del loro genere, fondamentale per comprendere i successivi sviluppi, durante la loro carriera.

Onesto, emozionante, umile, coraggioso.

Il successivo EP, Lign, li catapulta anche nel mondo radiofonico ed è un discreto successo commerciale, rimanendo per qualche settimana in chart, nel 1998.

Il secondo album puo' essere considerato la vetta assoluta della loro produzione.



 



Semaphore (1998, Output)



Viene effettuata una mirabile evoluzione e si sente immediatamente dalle prime note.

Furniture Boy ha un piglio claustrofobico e molto meno sbarazzino rispetto agli episodi precedenti. Un synth scurissimo ricama sinuosi disegni sonori, svariati bleeps tratteggiano piccolissimi segni, un andamento lento, lentissimo ci lascia a terra senza pietà. Strabiliante.

A Slow è un più canonico quadretto indie-rock che non dispiace.

Motobus è un capolavoro dalle fattezze spezzate ed incomplete. Splendente battito meccanico accostato ad un ciclico suonare della chitarra, uno sfrigolante drone imbastardisce senza riguardo alcuno.

Teletexed è molto pacata e distesa. Cosmici esserini sonori veleggiano un cielo vastissimo, uno strumento a corde effigia schizzi dal sapore stellare.

Chroma ritorna sulla terra e propina un pezzo dal sapore più classico ed ancora non lascia che un sapore dolcissimo in bocca.

Claudicante andamento per una notte difficile da passare in solutidine in quel estenuante accostamento di sax-chitarra-drones che è Lo Fat Diet.

Passando per la sferzante Swerve and Spin, attraverso la sorniona e ponderante Curdle, concludendo con i 20 secondi di Lign arriviamo al capolavoro del disco.

Stamper fa la sua comparsa con una drum-machine regolare quanto lo zampillare di una fontanta secolare, la chitarra elargisce accordi puntuali e precisi, un sottofondo sporco e putrido lascia impietriti.

Si conclude con la divertente There is no try e l'onirica Micheal Knight.

Un'esperienza imprescinbile per chi vuol parlare a ragione riguardo una certa scena descritta precedentemente.

Nello stesso anno, visto la carriera prolifica del loro componente più famoso e una certa notorietà in campo indipendente, la Output se ne pensa bene di uscire con un raccolta.



 



Seven's and Twelves (Output, 1998)



Tutti i pezzi rimasti fuori dai dischi, piu diverse versioni alternative compongono un gioellino da carpire, scoprire, consumare nei suoi angoli più nascosti. Bellissimo il package.

Non si fermano nemmeno un anno e nel 1999 esce il terzo disco da studio.



 



EPH (Go! Beat, 1999)



Perfetta continuazione di un suono che sa già di storia.

Strabordante capacità di rinnovarsi.

Purtroppo, questa evoluzione riguarda soltanto alcuni specifici pezzi, mentre il resto disco risulta un po standardizzato.

Ma in questi casi questo processo non puo' che piazzare frammenti di bellezza cristallina.

Ark, Aphelion, sono un acquoso ritmo contagioso, come le più corte, ma non meno incisive, Meum e Tuum.

Esiste una versione alternativa di EPH (uscita su Temporary Residence), chiamata EPH:Reissue (2CD) che è, come si intuisce dal nome, una ristampa con vari remix e roba simile.

Questa la copertina:



 



Passano alcuni anni di pausa ed nel 2001 arriva l'ultimo lavoro, per ora, pubblicato.



 



Happiness (Temporary Residence, 2001)



Siamo nei paraggi di una certa sperimentazione incentrata su un'acusticità deformata ed un improvvisazione talora intrigante.

Gli spasmi chitarristici lasciano il posto a strumenti dei più disparati, senza esclusione.

Per ogni pezzo ci dicano anche cosa suonano. Simpatici, vero?

Melodica and Trombone sono 6 minuti di improvvisazione carina che non stanca e lascia un punto interrogativo dal sapore dolciastro nella nostra testa.

Drum machine and Glokenspiel è un gemma dalla perfezione intrinseca incentrata nel suo battere cosmico, ricoperta da una patina scintillante e lucentissima.

Cut-Piano and Xylofone è straniante con i suoi loops di natura umana. Deterioranti contrappunti che si centrigufano a vicenda, scoppiano, ciclano, si rigenerano a vicenda.

Noise sottile e tagliente nella successiva Tone Guitar and Drum Noise. Un rumore affilato divide in due lo spazio sonoro senza una qualsiasi precauzione. Squarcia silenzi e distrugge la pace. Schifezze d'ogni sorta compongono una traccia alquanto inedita, per il loro repertorio.

Five Four Child Voice è un piccolo flashback stilistico con quel piglio sbarazzino e solare.

Sample and Clicks è un vero pezzo glitch. Un tappeto di errori diverte, una tastiera straziata impreziosisce, svariate intromissioni digitali destabilizzano un pezzo perfetto.

Drum and Bass Sonics and Edits compone una marcetta per un esercito di malati terminali, Harmonics è un interessante congiunzione tra un certo stile acustico e le solite manipolazioni meccaniche.

Pezzo simbolo del disco rimane Long Singing.

Una struttura quasi indie-folk viene completamente ribaltata da un sostrato formato da una drum-machine interstellare, un synth perforante ed una marea di click appena percettibili.

S'arriva alla fine trasportati dalla frustazione sonora della penultima Surface Noise and Electric Piano e dalla centrifuga glitch-indie-rock della conclusiva Five Combs.

Una carriera sorprendente e fuori da ogni catalogazione.

Potete anche partire da un qualsiasi disco e capitereste in un'opera meritevole.

Non lasciatevi scappare questi solchi del nostro mondo chiamato musica. Sarebbe un torto imperdonabile. Buon viaggi verso lidi (s)conosciuti.



(*) Qui il sito ufficiale.

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