sabato 15 ottobre 2005



LUKE VIBERT







Produttore. Compisitore. Pazzoide. Scriteriato miscelatore di suoni.

Immegersi nella sua carriera è una completa avventura.

Ecletticità visionaria immersa in una salsa di fantasia sbarazzina.

Lande sonore infettate da schizzofrenia aliena. Delirante instabilità mentale.

Se ne esce con svariati moniker: Wagon Christ, Plug e via discorrendo.

Inizia la carriera con un tono immaturo e scostante, targato Rising High e Rephlex. Ne risulta (due album e un singolo) un caratteristico piglio cupo ma altrettanto acerbo ed incompleto.

Con il passare degli anni apprende le nozioni basilari per fare un vero album. Diventa amico del deus-ex-machina Aphex Twin, condividendo tra l'altro il paese natale, la Cornovaglia. Ma sopratutto rilascia il secondo album sotto Wagon Christ. (*)




 



Wagon Christ: "Throbbing Pouch" (Rising High, 1994)



Trip-hop in una camera d'aria sparata a migliaia di chilometri nello spazio devastato da un cataclima interplanetario.

Mo'Wax e tutto il catalogo rimane in sordina davanti a questo album.

Easy listening, funky, soul deviato, hip-hop destabilizzato. Non c'è via di scampo al cospetto di quest'opera.

Colonna sonora per una discoteca situata nel baricentro fisico di Marte.

Composizioni per spazi senz'aria. Bozzetti per esseri etereei.

Il Nostro, con quest'album, diventa un pioniere del campionatore. Assoluta padronanza della tecnica di campionamento, straordinaria personalità nello spezzettare, ricucire, assemblare, destrutturare, miscelare.

Giocare con i generi, sbeffeggiare il pubblico, prendersi gioco delle regole.

Svariati tasselli del passato raccolti con pazienza certosina.

Puzzle realizzato mettendo tutti i pezzi al posto sbagliato.

Ovviamente dovete averlo.



Il successivo è la conferma lapidaria del suo genio:




 



Wagon Christ: "Tally Ho!" (Virgin, 1998)



Sbarcato su una major se ne infischia delle regole e sbatte tutti contro il muro.

Techno deviata, genesi d'n'bass, ambient, break-beat.

Ritmi sincopati per un robot creato da menti cervellotiche e instabili.

Sense of humor spiccato e senza freni.

Gospel de-umanizzato in Lovely, divertimento puro in My Organ In Your Face.

Marasma saltellante in Fly Sawt, cataclisma in Shimmering Haze.

Colonna sonora per una notte abbagliata da un meteorite vagante nell'aria. Scintillante luce chimica.

Sfavillante perfezione.

Sotto questo nome pubblica altri due lavori apprezzabili ma non straordinari virando verso un suono meno sperimentale e più danzereccio (da questo punto di vista risulta palese l'influenza dell'onniprensente french-touch).

Per la cronaca: Musipal e il recente Sorry I Make You Lush. Entrambi sotto Ninja Tune.

Passando al moniker Plug cambiamo anche genere compositivo.

Qua siamo nel mondo della jungle che diventa drum'n'bass. Trasliamo nel mondo del SUO genere. Lo stile vibertiano.




 



Plug: "Drum'n'Bass For Papa" (Blue Angel, 1996)



Inchinatevi e proferite preghiere solenni.

Oscura morbosità generata da una caverna scavata in un monte di porcellana nera.

Innovazioni ed invenzioni stilistiche nascono come funghi sotto un castagno.

Fusione innovativa tra i resti della jungle e il drum'n'bass, break-beat fortemente personali, atmosfere cupe commutate electro, giocosità fuorviante.

Balli indigeni su un isola deserta. Stelle a varcare il cielo oscurato. Pianeti luccicanti ornano orizzonti perduti.

Abbagliante magia d'uno stregone vecchio di mille anni, immune alle contaminazioni malefiche.

Capolavoro. Punto.



Il successivo Me & Mr.Sutton mette i puntini sulle i. Aggiunge alcune particolarità infinitesimali alla carriera del Nostro. Risulta, comunque, un opera minore. E' ovvio che le sue opere minori sono sempre dischi mostruosi.



Passando, finalmente, ad album sotto il suo nome segnalo in particolare questo:




 



Luke Vibert: "Big Soup" (Mo' Wax,1997)



Come poteva Costui non pubblicare un disco per la Mo'Wax?

Flemmatico andamento d'una nave viaggiante in una mare di lava fredda, aria gelida, particelle sonore di fuoco, vento devastante.

Immergere il corpo trip-hop in una soluzione composta da cremosa salsa elettronica, pizzicante pepe sampleristico, gustoso sugo di sangue pazzoide.

Paesaggi soleggiati, atmosfere luccicanti, disturbanti anime veleggiano il cielo.

Voyage into the Unknown lascia a bocca aperta con il suo piglio degenerante, M.A.R.S. distrugge orecchie mente e tutto il resto, 2001 Beats è la composizione adatta a ballerini da manicomio.

ABBIATELO.



Colpevolmente tralascio un sacco di side-project, collaborazioni ed vari/eventuali. D'altronde Vibert risulta uno degli artisti elettronici più prolifici mai esistiti e riuscire a dare un tratto della sua carriera in maniera fedele è da pazzi. Ho voluto soltanto evidenziare i particolari e i dischi più importanti.

Ascoltate, godete, gioite, ballate.

Grazie Luke.











(*) tralascio il primo a questo nome essendo abbastanza trascurabile.

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