domenica 8 gennaio 2006



Aoki Takamasa: "Simply Funk" (Progressive Form, 2005)

Uno dei maggiori esponenti dell’elettronica giapponese e mondiale esce con una nuova opera, la continuazione di una carriera costellata da lavori sempre incentrati in una continua ricerca del ritmo inusuale, del pattern atipico, del connubio timbrico perfetto. Una continua sperimentazione, quasi maniacale, un grande impegno per cercare d’uscire dagli steccati del genere e sdoganare un suono nuovo.

I suoi album inglobano la passione per la musica rarefatta com’è il glitch, per la techno minimale e una sapiente passione per la ricerca sonora senza limiti. Passando per lo scintillante capolavoro di “Indigo Rose”, oltrepassando le porte della techno processata e sfasciata di “Silicom”, fino ad approdare al tenero cullare di bleeps e stomp, nei meandri di “Quantum”. Da non dimenticare il recentissimo “28” (insieme a Tujiko Noriko), una manciata di canzoni dalla delicatezza innata.

Scarnificazione ritmica, collidere interstellare di melodie timide e introspettive. Doloroso sfrigolare d’un processore in corto circuito, sbattere schizofrenico di una percussione finta e smembrata fino allo sfinimento. Colonna sonora per un mondo alieno e misterioso, piccoli paesaggi amatoriali, sconfinati sguardi verso l’orizzonte.

“That Melody” è un ballo sconclusionato e spastico. Varie scomposizioni frammentano con granularità bassissima, voci emanano piccole parole in sottofondo, una reiterazione elettrica pare essere la scossa d’un apparente black-out.

“Superstring 76” è pura genialità compositiva. 10 minuti di continui tagli e cuciture. Il ritmo pare, per qualche minuto, farsi regolare ma, puntualmente, arriva una sciabolata a lacerare la staticità ed è un abisso di contrappunti ad inondarci. Il finale è denso e coeso. Una nota di tastiera è prolungata fino allo sfinimento, una drum-machine pare metallizata, corrosa, modificata.

“M” s’inoltra in un immaginario di techno allucinata. Il battito è (apparentemente) preciso, la sporcizia sonora è un abbellimento che sovraccarica la vista, picchi di volume sono una pistolettata alle spalle, una coltellata a tradimento. Un’oscura nube di malinconia ottenebra l’atmosfera, lasciando al silenzio attimi di pura pazzia. Ondeggianti note di tastiera sono un sogno che si trasforma in incubo nel giro di pochi secondi.

“Walking In The Ocean” innesta una voce e ci tuffiamo in un glitch-pop dalle sembianze inqualificabili e inclassaficabili. Gorgheggio meccanico e meccanizzato, sibilo tagliente e lacerante, parole sfuggenti e irrisorie, piccoli passi al di sopra di un mare abissale ed infinito, accecante e colorato d’un blu cristallino.

“Prague I.T.M.” sono due minuti scarsi di frustazione sonora, incapsulare una cicala saltellante in una scatola troppo piccola per il movimento, lasciarla sfogare e ottenere un marasma di timbri aleatori, disordinati, stilizzati.

“Dancing Queen” si allinea, come al punto di partenza di una gara, con i precedenti episodi, variando piccoli angoli all’apparenza insignificanti, ma alla lunga significatvi come non mai. Reiterazioni regolari, battito pacifico, piccoli fantasmini con sembianze di drones viaggiano spensierati tra gli interstizi della composizione.

“Protocol M.T.T.” si basa su un solo tocco di tastiera, ripetuto fino alla fine dei tempi, con tonalità diverse, ma sempre con la stessa nota. Instabilità di corrente sono fulmini che emanano energia vivida e calorosa. Puro ballo robotico.

La title-track è astrazione glitch, con un andamento talmente claudicante che ci conduce alla crisi epilettica, “The Elegant Universe” è un esasperante suite in cui si ibridano spirito ambient, anima sperimentale e un infinità di click and cuts.

Conclude la simpatica registazione di motori rombanti e sfreccianti bolidi da formula uno in “Monza”.

E’ un dovere di tutto il mondo di appassionati d’elettronica approfondire il versante giapponese, perché la scena è in fermento e nell’arco di tutto il 2005 sono usciti fior di capolavori. Questo disco ne è un esemplare sfavillante, con tutti i suoi momenti di pausa e la misticità che lo ricopre. Con tutta la sua aura sognante e gli attimi decorati da stelle lucentissime.

(7,5)

3 commenti:

  1. passavo di qua...ti lascio un saluto

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  2. Ma grazie! non pensavo di meritare tali complimenti...dai! siamo tutti e 2 on line...io ho appena postato!

    Un bacio

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