mercoledì 25 gennaio 2006
Fantastico. la prima parola che m'è venuta in mente dopo la visione.
tubature vuote, bottiglie d'acqua ovunque, si consiglia di bere soltanto il succhio d'anguria, la nostra coppia innamorata continua a cercare acqua.
la celebrazione della falsa pornografia è un tema centrale del film: dall'anguria spaccata all'inizio, con quel piacere talmente finto da sembrare vero, dal sesso meccanico del finale, in cui l'attore si libera dal non-rapporto sessuale, sfogando il suo piacere nel corpo della sua amata. Questi due frangenti (posti volutamente all'inizio e alla fine) sono il quadramento di un cerchio riempito di genialità e sfacciataggine.
le ossessioni tipiche del cinema orientale (e sopratto taiwanese), cioè solitudine, comunicazione impossibilitata, il sesso come soluzione definitiva di liberazione, ultima misura per creare contatto tra due corpi sono pienamente rappresentate.
i siparietti musicali sono pura compiutezza. da segnalare quella nei bagni pubblici, quando il personaggio interpreta il pene, con le donne che lo rincorrono con pericolose ventose e fanno coreografia perfino con la carta igenica. pazzesco e impressionante.
nel complesso viene confermata la straordinaria coerenza stilistica del regista (la morbosa capacità di tratteggiare le ossessioni di esseri relegati a spazi angusti e limitanti, facendo uso di dialoghi sparuti e mescolando generi), il saper rappresentare la verità (la vita, in definitiva) senza fronzoli, senza provocazioni banali ne scontate. un vero cinema per rappresentare la verità.
Quando si parla di pornografia in genere si fa confusione semantica tra l'oscenità rappresentata e l'oscenità della rappresentazione: qui siamo nel primo caso, sia perché un personaggio è un attore hard, sia perché la voracità sessuale sembra essere l'ultimo istinto di vita in un mondo senza senso. Ma stiamo attenti a non confondere il cosa con il come.
Non per tutti i gusti ma fondamentale.
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