giovedì 12 gennaio 2006
Piana: "Ephemeral" (Happy Records, 2005)
La fatina dagli occhietti a mandorla è tornata ad allietare i nostri pomeriggi di sconfinata delusione, ricoperti da una patina di freddo e malinconia.
Bissare un gioiellino splendente come “Snow Bird” non era impresa facile.
Quell’album è una magia composta da una maghetta vestita di indumenti colorati di blu, oro e argento. Rintocchi pacati e soffici, come un piccolo mucchio di neve cade e si infrange su una roccia liscia e arrotondata. Le striature elettroniche effigiano un arcobaleno sfavillante, i ricami acustici intagliano scolture mistiche e deliziose.
L’album in questione evidenzia un’evoluzione del suono, la volontà di migliorarsi e sviluppare nuove soluzioni, anche in previsione del futuro. Si punta agli arrangiamenti classici (violino, cello, chitarra, ecc) non abbandonando del tutto le escrudescenze digitali, perfetto contorno per un tripudio di canzoni semplicemente pop, semplicemente belle.
“Something’s Lost” è una delle canzoni più dolci, leggiadre e angeliche ascoltate nel 2005. Sdruciture che sanno di sporcizia danno principio al sogno, un organo synth-etico inietta rumore e tenerezza allo stesso tempo, Naoko inizia con la sua vocina, ad emanare un :”La La LaLaaa” da cardiopalma emozionale. S’introduce una chitarra (suonata da Yuichiro Iwasita)lontana e dimenticata, echi di voci misteriose, un’atmosfera è dipinta di colori luccicanti, spessa e sottile, concreta e astratta. Una fabia per grandi e piccoli, per esseri duri di cuore, per persone che sentono la necessità di piccoli scampoli felici e concilianti.
“Early In The Summer” è la continuazione del sogno. Ancora un oblio di glitch avvolge la nostra mente, un tintinnante xilofono stellare lascia al silenzio note preziose. Il violino di Gen Saito è lacerante quanto un coltello affilato, animaletti robotici saltellano felici in ogni direzione, una percussione irriconoscibile cesella ritmi sornioni, la voce di Naoko è un volo tra cieli sconfinati, nuvole bianche e sorrisi infiniti.
“Besides Me” è maggiormente frammentata, la melodia viene spezzata e sfigurata, il ritmo è claudicante e non c’è linea di continuità fra i vari rintocchi.
La chitarra è suonata in maniera sconclusionata, una reiterazione pare una cicala che canta spensierata, bleep sono il trillo di uccellini svolazzanti, le parole sono dettate dall’emozione e da un ambiente appartato, intimo. Anime sonore viaggiano planando su alberi altissimi, sfiorando fiori dipinti di bellezza ed attraversando una cascata di acqua purissima.
“Color Of Breeze” è un minuto e poco più di pennellate su una tela, rappresentando montagne di ghiaccio, brividi umani e fitte di gelo.
E’ soltanto il preludio per “Little Girl Poems”.
Timbri provenienti da un mondo sconosciuto, un organo dilungato e strascicato, Naoko non si limita a fare il compitino del giorno e con grande personalità canta la sua poesia. Intensità celestiale e animo toccante. Attimi di pausa sono pregni di senso, sale il tono con l’arrivo di una fisarmonica invadente, il finale è un progressivo sciogliersi di ogni componente, come affetti da una malattia fulminante. Il silenzio ci aiuta ad assimilare, secondo per secondo, ciò che abbiamo appena ascoltato.
“Muse” è una suite a bassa fedeltà, in cui note di piano distanti migliaia di chilometri fanno da sottofondo a registrazioni di rumori quotidiani, un ibrido ammaliante e seducente.
“Mother’s Love” è un folk senza contaminazioni. Solo un drone silenzioso compone un sostrato onirico, capace di donare frangenti di dolore, il resto è solo classicità. Solo la chitarra e la voce di Naoko. Il resto sparisce, scompare, rimane in disparte.
“Moon And Cello” è pop per una cameretta curata e lucente. Piccole tende a sferzare un sole malato, un divano comodo e morbido, una sedia antica, la fatina alata davanti al suo microfono, i suoi compagni creano l’ambito giusto, il calore si espande, la pace regna. Chiudere gli occhi e lasciarsi guidare da queste note.
Conclude “Beginning”, ultimo bozzetto scintillante di una manciata di canzoni inattaccabile.
Album per curare dolori all’apparenza insanabili, adatto a rimarginare ferite profonde, perfetto per continuare a sperare in una gioia perduta.
(7,5)
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