martedì 27 dicembre 2005



Coldcut: "What's That Noise?" (Warner, 1989)

Primi vagiti di house inglese. Nascita, decomposizione, embrione.
La old-skool cresce e insegna, distrugge e impartisce.
Eclettici, disturbanti, devastanti.
Sperimentazioni pop, soul meccanizzato, destrutturazioni elettro, rivoluzione dance.
Raggiante piano house, deragliante voce black, grooves polposi.
Lisa Stansfield impreziosisce con la sua voce possente nell'hit People Hold On, Mark E Smith (si, quello dei Fall) inietta liquidi di ipnosi lacerante in (I'm) Deep. Corposi synth e sax scomposto in Fat (Party and Bullshit) lasciano esterrefatti e con la mente altrove.
Rythm & Blues post-moderno in My Telephone e ci rendiamo conto che tutto è possibile. Tutto è permesso.
Poco più di un minuto in Theme From "Reportage". Campionamenti tra i più disparati, loops alienanti, drum-machine proveniente dai solchi dell'inferno.
Which Doctor impressiona, divide, campiona, remixa. Corpo ambientale, impressionante schizzofrenia.
Deliri da club in Stop This Crazy Thing. Luci, ombre, suoni, stomp, apocalisse. "Do You Like Scratching?" .
Altra bombetta in Not Connection. Rimandi pesantemente elettro, ondeggianti voci passano da una parte all'altra del nostro cervello.
Reggea-hip-hop glaciale in Smoke 1. Tutto compresso in 5 minuti. Possibile? Yeah.
Un disco che si può permettere due pezzi tra i più innovativi nella storia della dance-tutta:
Beats & Pieces, Not Paid Enough (versione remixata della versione di Erik B & Rakim). Si cambiano le coordinate del remixaggio stesso e dell'assemblaggio sonoro.
Si aggiunge a margine la title-track (2 minuti o poco più di sperimentazioni afro-elettro) e un mix di Stop This Crazy Thing. Caledeoscopico, inondante, debordante.
Deturbante grandezza.

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