martedì 27 dicembre 2005

I:CUBE

Ancora la Francia.
Nicolas Chaix, questo ometto dalla faccia furba e spiritosa spacca in due il mondo dell'elettronica.
Figlio della scena francese, esplosiva e propositiva come non mai. Gira intorno a gente come Air, Motorbass, Daft Punk. Niente male direte.
Lui è sempre rimasto nascosto, nessuna tentazione hype. Sola la musica a fare testo. Come dare torto a quest'affermazione.
Deragliamenti deep-house, malcelato senso pessimistico, breakbeat interstellari, eccellenti rimandi alla Detroit-scene.
In contemporanea ci propone, con DJ Gilb'r, nel progetto Chateau Flight, un inaudita commistione fra tradizioni jazz e contaminazioni estranee. Pubblica(no) Puzzle ed è già storia.



Chateau Flight: "PUZZLE" (Import, 2000)

Sensibile, sentimentale, sincero, sognante, spumoso.
Convivono qua dentro una miriade di influenze e una profondità di produzione fuori dal normale.
Grooves ammorbanti come non mai, breaks che sanno di jazz trasfigurato, inframezzi tribali d'altri tempi, acquosi ritmi sciolgono il terreno che sostiene le composizioni.
La colonna sonora per le notti parigine in compagnia di una bottiglia di birra e una strada buia, deserta, davanti a noi. Una strada degli anni 50 traslata su Marte intorno al 2010.
Nascosto come non mai, non viene considerato. Come al solito, del resto.
Arriviamo alla fetta più gustosa.
Picnic Attack. Questo disco non è musica. E' un esperienza ultraterrena, senza speranza di ritorno dopo la prima volta.



I:Cube: "Picnic Attack" (Versatile, 1997)

Se davvero si credeva che questo folletto fosse davvero un elemento altro lo capiamo appieno in quest'opera, suo capolavoro.
Sotterranei funk in Mingus In My Pocket e già c'è aria di nuovo. Un vento tanto benefico quanto doloroso.
Mighty Atom-Sub Aqua insegna come scrivere beats elettro di berliniana memoria senza stufare. Bleeps-mania is the reason.
Immacolati contrappunti d'anima lisergica in Yes Mama, ossessionante ombrosità dance in Disco Cubizm. Sensibilità ambient e squisita capacità compositiva traspare in Silence. I più attenti troveranno nei solchi dell'opera una vena quasi trance. Un'anima contaminante come una spora velenosa.
Uno di quei dischi che ti fa capire quanto è fottutamente importante il french-touch.

Avanti con la seconda (ultima) opera del Nostro.



I:Cube: "Adore" (Big Red, 2000)

Sterzata che punta all'ascolto. Già il precendente non era propriamente un disco da ballo, con questa prova si presenta come sapiente cesellatore di acquerelli di scabrosa qualità.
Giungla spigolosa e infida disegna la title-track, violenza uditiva in La La La, timbri al microscopio e schizzi di luce disegnano un cielo innaturale in Le Dub.
Dimostra a tutti di essere pure poliedrico. Dove il disco sembra quasi in toto downtempo lui piazza perle che esulano dal filo conduttore del disco.
Ritmi da veterano nella destabilizzante The Basic Bastard e viaggi nello spazio buio e lucente vengono immaginati in Cash Conv.
Ascoltare e chiudere gli occhi. Lasciar andare la mente e non cercare di riportarla a noi. Viagga e non torna. Scappa e se ne va. Condotta in luoghi piacevoli ma al contempo soffocanti. Non contrastate questo processo. Per nessuna ragione al mondo.

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