venerdì 30 dicembre 2005
Un Tram che Si Chiama Desiderio
Finalmente ho visto questo film.
Non sapevo cosa significava per me, prima di vederlo, l'ho scoperto soltanto ai titoli di coda.
L'interpretazione di Marlon Brando è un qualcosa di emozionante, tra scatti d'ira e momenti di pura dolcezza, urla isteriche e sguardo da duro, un uomo che sa mettere paura. Interpreta la parte del marito di Stella, rappresenta un polacco-americano, di nome Kowalski.
Le due donne che gli girano attorno sono soltanto piccole statuine, sono strumenti su cui ruota tutto il film.
La moglie (la signora Kowalski), interpretata da Kim Hunter, è una donna labile, molto influenzata dal marito deciso e possente. Combattuta dall'amore per il suo compagno e l'affetto per la sorella, vive tutta la storia tra abbracci desiderati, sorrisi smorzati e un pianto continuo, anche se non visibile, per le sorti dell'individuo di cui da tanto non aveva notizie.
La figura chiave del film, Blanche, la cui parte è stata affidata a una straordinaria Vivien Leigh, è un circo ambulante. Un viso sorridente quando le conviene, una mente meschina e fredda quando le fa più comodo, un cuore freddo quanto un assassino pronto all'omicidio. Vive d'apparenza, ricordi, menzogne e atteggiamenti poliedrici. I suoi monologhi in chiave poetica sono da ricordare, con un doppiaggio in italiano degno di nota.
La pazzoide-schizzofrenica sorella piomba nella casa della coppia, tra false affermazioni, comportamenti alienanti, aria da finta-ricca. La dimora di famiglia figurata come venduta per debiti finanziari, è stata soltanto gettata al vento per la vanità, consumata in vestiti, gioielli, profumi, stupidaggini d'una donna fallita.
Le bugie della ospite sono un malore per l'uomo, abituato a tenere in mano la situazione, reagisce come un fulmine schizza al terreno, come la luce abbaglia il cielo, durante una tempesta impetuosa.
La burattinaia in pensione cerca, con un colpo di coda, nella sua vita, ad ingannare l'ennesimo fantoccio, ma non ci riesce per un niente.
Stanley ricerca la verità e la smaschera (agli occhi sia della moglie che del malcapitato amico innamorato), mostrando la sua brutalità nascosta da comportamenti fini, parole poetiche e un visino falsamente giovane.
La donna, finirà in una completa pazzia, scortata via, tra le varie rimostranze di compiacenza/dolore.
Il film è fatto di dialoghi di bellezza immaginifica, espressioni sfuggenti e rabbia ferrea. Un tripudio di immagini crude e significative come non mai.
Correva il 1951 e fu girato una tale pellicola.
Per fortuna sono arrivato in tempo, seppur in ritardo.
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