venerdì 30 dicembre 2005



Laub: "Filesharing" (Kitty-Yo, 2002)





I due loschi figuri sono Von Jotka e Antye Greie-Fuchs.
E chi sarà un po' mai, se non AGF? Questa ragazza ha una media qualititativa impressionante, anche alla luce dei suoi recenti progetti (The Dolls, AGF/Delay, The Lappetites, ecc).
Il disco in questione è uno stanco procedere della voce di Antye, ombrosa e scura quanto un quadro raffigurante la notte, una notte assassina.
Un cantato tedesco duro e schietto, preciso, completamente inserito nel contesto dei suoni per lei creati.
Scomposizioni pop per cuoricini malati, sciabordio metallico d'una macchina mal programmata, lotte interiori che s'esternano con potenza inaudita.
Il volo immaginifico di quel corpo chiamato forma canzone nel paradiso dell'elettronica, tra montagne altissime e ostacoli dolorosi.
Mofa è una poesia recitata con distacco dalla Nostra, i patterns che le scorrono intorno, sono avvolgenti, disturbanti, onirici. Un battito piccolo e prezioso detta un tempo minimale, sdruciture digitali disorientano, parole veleggiano un cielo dai colori orrorifici.
Temporaries è pura perfezione minimal-techno. Tra grooves deterioranti, note di piano martoriate, voci scomposte (da cui, poi, Antye, proseguirà il discorso nei suoi dischi solisti), pause e ripartenze, stop&go, strappi e ricuciture. Fiaba e incubo. Novella e tormento.
Wurtspur è il connubio tra due spiriti differenti, uno angelico e l'altro luciferino. Sfrigolio, in sottofondo, ricama disegni pazzoidi, disturbando un'atmosfera all'apparenza pacifica. La voce è pura emozione, tra frasi emanate con il cuore in mano, il ritornello che è messo lì apposta per lasciarci riscaldati, destrutturazioni che sono sporcizia decorata.
Neulich è un oblio di bleeps, note misteriose si presentano con timidezza, contrappunti di provenienza sconosciuta, un motore interstellare macina rumore come se fosse una fabbrica comandata a produrlo. La lirica è esposta, il corpo si immobilizza, vocine sono frustate, uccise, sovrapposte.
Reichlicher è più sbarazzina, tra una IDM ambientosa e un'estetica perfettamente calibrata tra sperimentazione e gusto tutto berlinese.
Tastiere sono dilungate fino all'inverosimile (ri)creando un'atmosfera onirica e sognante.
Getriebe anticipa leggermente le sperimentazioni più recenti dell'artista in esame. Parole non cantate, ma semplicemente parlate, si scontrano senza dolore con i muri di suoni, gli stomp sotterranei e i vari smembramenti. Il finale è un capolavoro, tra organi digitali, sporcizie variegate e un tripudio di sibilio luccicante. Dolore e piacere. Distruzione e compiutezza.
Morgen è una storiella per un gruppo di robot neonati, innamorati delle stranezze terrestri, Fadenseiden è il manifesto del disco, tra schianti digitali, tonfi meccanizzati e un un suono che ciclicamente spumeggia e ruota. Antye continua ad evidenziare l'amore per l'antitesi voce parlata-sconnessioni strumentali.
Conclude Unbeholfen, arricchendo la varietà del disco, aggiungendo piccoli particolari, quelli che contano.
Recuperare questo disco è un DOVERE.

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