martedì 27 dicembre 2005



Yae: "Aloha Nui"

Un folk tribale e mistico.
Una voce angelica e cristallina.
Arriva al terzo album ed è già una delle cantanti di pop raffinato più interessanti in tutto il Giappone.
Unisce un songwriting poliedrico con un cantato sognante, le sue parole emanano emozioni, lasciano al silenzio attimi di pura bellezza.
Ka Wahine O Ka La è un rito mistico e antico.
Yu-ra Yurete è un folk-pop della migliore fattura, sembra di sentire una Joni Mitchell con gli occhi a mandorla.
Prayer Of The South Wind introduce alcune percussioni, archi e qualche tocco di xilofono. Canzone per gli attimi di maliconia, da scacciare.
In Fantasy Fish sembra di sentire la migliore Akiko Yano o, in alternativa, Chihiro Onitsuka. Una piano-song toccante ed ispiratissima, dai tratti onirici.
From 400 Years Ago somiglia alla sua precedente, scostandosi soltanto col tono più solenne. Un violino è un arricchimento perfettamente coeso con le note d'un piano ovattato, tutto viene sovrastato dai vocalizzi d'una voce che non puo' essere terrena.
Okakeuta è un tuffo nella musica propriamente tribale. Nacchere, tamburi ancestrali, parole, voci, sussurri. Spirituale.
Transparent Of Sadness è eterea e magica. Solo la chitarra e la sua voce. Niente altro per descrivere scampoli d'incanto semplice e puro.
Tomorrow si ricollega ai suoi predecessori, inserendo un violino stridente, alcune note d'un piano scordato, parole sussurate con il cuore in mano.
God Everywhere è avvolto da uno squisito intreccio di percussioni povere, battiti selvaggi, lamentarsi di voci sofferenti. Un gruppo di samurai dispersi in una foresta, alla ricerca del sentiero della libertà.
Conclude Kahuli Aku, in cui la capacità di cesellare bozzetti folk, fuoriesce con una naturalità impressionante.
Distante e prezioso. Inestimabile e misterioso.

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