martedì 27 dicembre 2005

VIRGINIA ASTLEY

Misconosciuta cantautrice americana. Sparita. Dispersa. Dimenticata dal mondo e da tutti.
Suona piano e flauto con (per) Pete Townshend nella sua Slit Skirts e partecipa a delle session con Siouxsie e i suoi Banshees.
Collabora con Tears for Fears e Ryuichi Sakamoto impreziosendo le loro composizioni con la sua voce soprano. Deliziando. Lascia in eredità ai nostri sensi opere deliziose. Questa la sua migliore:



Virginia Astley: "Hope in a Darkened Heart" (David Geffen Co., 1986)

Delicati profumi speziati nell'aria. Vento pacato solca il silenzio e smuove le foglie appassite. Tepore del sole, gelo della neve. Sorrisi, pianti, amori, tradimenti, solitudine, felicità.
Questo disco vede interventi vocali di David Sylvian, produzione di Sakamoto (suona anche le tastiere divinamente) e un anelito di malinconia. Atmosfere celestiali. Gli svolazzanti sintetizzatori e gli sparuti intramezzi di musica classica disegnano un suono dreamy.
Some Small Hope propone un sottofondo ammaliante di tastiere ed altre texture variegate.
La voce della Astley riempie i vuoti lasciati da un maestoso Sylvian. Duetto paradisiaco. Struggente.
Archi eterei in A Father, anime new-age svolazzano per la stanza contenente la canzone, piccolissimi tocchi di archetto contornano di pulviscoli, l'arpa dipinge paesaggi infiniti. Ancora, la voce, rimane in primo piano. Sorprendendo.
Soavi aneliti in So Like Dorian, strazianti melodie nei solchi di A Summer Long Since Passed, pura pace infonde la finale Darkness Has Reached It's End. Apparenti ossessioni pacate destabilizzano Tree Top Club.
Capolavoro del disco rimane Charm. Percussioni dubbiose nel prendere in mano il ritmo, baricentro elettronico, geometrie classiche screziano la struttura, xilofoni analogici, con piccoli punti di pennello, disegnano le stelle nel cielo.
Instrumental-pop nell'esordio From Gardens Where We Feel Secure. All'apparenza un pastrocchio new-age e soltanto un vagito post-minimalista. Quanto di più sbagliato.
35 minuti di completa meditazione psico-fisica. Demoni benedetti s'intromettono nella nostra anima e la maledicano con canti angelici.
Melodie ricche, strabordanti, piene, sicure, d'altri tempi. Raramente a quell'epoca si sentiva tutto ciò. Da non perdere.
Segnalo anche Promise Nothing (seconda opera) e il ritorno dopo 8 anni di assenza (targato Happy Valley) di All Shall Be Well.
L'America l'ha dimenticata. Magari lo rimarrà per sempre. Le sue canzoni, almeno per me, rimarranno per sempre nel mio cuore. Le sentirò per sempre mie.
Consigliato ai deboli di cuore, agli amanti della 4AD e a tutti quanti hanno chiuso gli occhi (e sognato) con un disco dei Cocteau Twins nelle orecchie.

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