mercoledì 7 dicembre 2005

SHAZNA



 



J-rock.

Come trasporre la lezione occidentale in campo rock con il tipico gusto nipponico.

Le canzoni sono melodiche, rumorose, scabrose, sonnecchiano dall'alto della loro bellezza. Semplici, dirette, pungenti.

Hanno registrato poco materiale, stracci d'una carriera mozzata, esile, mai così inestimabile.

Possiedo una raccolta, con tutti i pezzi prodotti, dal loro esordio, nel lontano 1997.



 



Shazna: "Promise Eve" (BVCR, 1997)



Sferregliare d'una chitarra martoriata, battere schizzofrenico d'una percussione maltrattata, voci squillanti, lucenti accordi provenienti da un mondo delicato e prezioso.

Motivetti docili e pazienti, note scorbutiche e timide.

Un prodotto debitore alla scena occidentale, sicuramente, ma di sicuro valore qualitativo. Ogni pezzo scorre via lasciando segni importanti nella nostra mente. Colonna sonora per un pomeriggio in un appartamento ai confini d'una compagna, ricoperta da petali a mezz'aria, un sole splendente e un mare di bambini giocherellano felici.

Topaz è un siluro art-rock, un cantato giapponese frenetico regala momenti di pura emozione. Intrecci chitarristici, accenni sognanti, ritornello contagioso, fantasia da vendere.

Melty Love è una ballata al cardiopalma. Un solo accordo di chitarra basta per far elevare il pezzo. Un continuo sfasciarsi di note precise e puntuali, pause e riprese, sciabordare d'una chitarra screziata da un basso pulsante e spumoso.

Dizziness è un tambureggiante mantra rock. Un piglio quasi dark, rumori da cripta, pulviscoli elettronici svolazzano sbarazzini, vocalizzi d'un angelo con gli occhi a mandorla.

If... è un pezzo pop-rock, da incorniciare. Un approccio leggermente malinconico rapisce, senza freni. Turbine di disturbi chitarristici, pause pregne di pathos, amore, sorrisi, sospiri. Un finale appartato (mi) sbatte al muro da tanto è pieno di senso.

In Cliches sembra di sentire una versione nipponica d'un certo filone indie-rock, d'inizio anni 90. Ricami d'una tastiera spumosa, accenni d'una delusione, sentori di sofferenza. Pura dolcezza.

Pearl è uno dei pezzi più belli di J-rock mai ascoltati. Un ritornello tro(ooo)ppo ben fatto ti cattura e non ne vieni più liberato, se non con costrizione. Si scorrono i 5 minuti in succedersi d'un rigolo di basso, pazzie alle corde, una voce quando ombrosa, quando lucente, completano un quadro dai tratti squadrati e deliziosi.

Ossessionante la cavernosa I Miss You..., Lavi è rock alieno e non dispiace, Melancholy è esilarante, con intrecci vocali da circo amatoriale.

Concludono questa raccolta la spigliata Raspberry Time (di cui è stato estratto un singolo, all'epoca) e la scanzonata Shelly tra animi felici e sorridenti, un gruppo di persone ballano in un'atmosfera eterea e mistica.

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