venerdì 16 dicembre 2005

JAPPO-MUSIC 2005



Eccoci qua a riassumere l’amata/odiata scena nipponica. Per non fare troppa confusione ho deciso di divedere questo articolo in tre sezioni: pop, elettronica, rock. Quindi, iniziamo.


 


                                           POP 


 


Le uscite sono state moltissime, quest’anno. Molti dischi e tanta qualità.


Nel campo del pop cosidetto mainstream (mai termine fu più fuorviante..) veri e propri eventi i nuovi album di Utada Hikaru, Ai Otsuka, Ayumi Hamasaki, Maki Goto, Kumi Koda, Maaya Sakamoto e Mika Nakashima.


Il disco di Utada (“Exodus”) è un tuffo nella forma canzone immediata, diretta, piacevole. Un approccio alla composizione cristallino e genuino. “Devil Inside”, “Easy Breezy”, “The Workout” sono bombe catchy-house. La timida fanciullina si merita un successo anche al di fuori del Giappone.


Il furetto dalle fattezze angeliche al nome Ai Otsuka esce dopo un anno di assenza con un altro disco (Love Cook) esilarante, giocoso, frizzante. Ancora un piglio scanzonato, suo marchio di fabbrica già nel precedente “Love Jam”. “Smily” è ossessionante e cattiva, “Birthday Song” lascia il segno, “Love Music” è la sublimazione della sua musica. Non fa che confermare appieno tutte le sue potenzialità.


Un vero album di Ayumi Hamasaki nel 2005 non c’è, ma sono usciti moltissimi singoli che sono il preludio per il suo nuovo album, in uscita a gennaio. Si chiama “(Miss)Understood” e si prospetta un’opera molto interessante. Da segnalare i singoli di “Heaven”, “Bold & Delicious / Pride” e “Fairland”. Oltre a vari remix e versioni alternative si trovano canzoni rimaste fuori dalle tracklist dei dischi passati. Una delizia.


Maki Goto quest’anno ha fatto il botto. Non contenta di pubblicare un album cristallino e vivace come “3rd station” aggiunge alla sua discografia un best contenente tutti i suoi pezzi migliori con l’aggiunta delle solite alternative version, per lo più meritevoli. Una grande artista emerge ed impressiona.


Kumi Koda se ne esce con un altro siluro emozionale, composto da canzoni toccanti, a nome “Secret”. Il disco non delude le attese, dopo il precedente (bellissimo) “Feel My Mind”. Un eccellente lavoro di ristrutturazione del suo stile, inserendo vari influenze, miscelando fantastia, sapienza compositiva e un po di hype, quanto basta. “Trust You” emoziona sempre di più ogni volta che la si ascolta, “Shake It” è pazzia, “24” ammalia e fa innamorare.


Visto che l’abbiamo citata parliamo dell’ultimo album della reginetta del pop raffinato targato Japan. Maaya Sakamoto non riesce a sbagliare un album.


Yunagi Loop è magico e mistico. Entrare nei suoi preziosi vicoli è come immergersi in un mondo fatato. “Wakaba” è una “sua” canzone, tra vocalizzi in punta di piedi e ricami strumentali, “Tsuki to Hashirinagara” è un capolavoro d’impressionismo pop, come solo lei sa fare, “Yunizon” è uno dei pezzi di j-pop più belli mai ascoltati.. Inchino.


Ritorno anche per Mika Nakashima. Nel 2005 pubblica un bellissimo best dei suoi singoli più incisivi e un nuovo album, il suo terzo. “Music” è martellante e sinuoso. “Legend” è un pop screziato da voci lontane, “Hi No Tori” è bella da far male, con Mika in splendida forma, “Hitori” lascia basiti senza precauzioni, l’iniziale “Sakurairo Mau Koro” conferma le sue attitudini da cantante poliedrica.


Passando alle segnalazioni più spigliate: la raccolta di singoli d’un’altra fatina colorata come Chihiro Onitsuka, le varie ristampe degli storici lavori di Akemi Misawa, il nuovo album (stupendo) degli Every Little Thing (“Kimi No Te”), “Fuse Of Love” di Mai Kuraki, la ristampa dei tre album più belli di Megumi Hayashibara (“Whatever”, “Half and Half”, “Perfume”), l’ attesissimo album “Tensei” di Miyuki Nakajima.





ELETTRONICA


 


Pure in questo campo i dischi sono stati tantissimi, tra questa marea d’uscite si trovano perle di lucentezza abbagliante.


Come non partire con Tujiko Noriko? Soltanto nel 2005 pubblica 3 album: “28” con il cesellatore di loops Aoki Takamasa, il lavoro da solista dal nome “Blurred In My Mirror” e “Stereotype” con Pita (sotto l’acronimo DACM).


Il primo è un’opera fondamentale per quanto riguarda il filone glitch-pop, il connubio tra le delicate parti vocali di Tujiko e gli scorbutici suono di Aoki portano a un risultato alquanto ammaliante. Nel suo album solita vira verso una folk-tronica dai tratti offuscati, aiutata in parte da un altro guru dell’elettronica nipponica, Aki Oda,


Stereotype è il “solito” disco di Tujiko. Glitch-pop delicato e notturno. Oscure staffilate rumorose, ammorbanti sentori malinconici. Pita è un ottimo partner e ne risulta un album affascinante e ben fatto. Grazie Tujiko.


Sempre sul lato glitch-pop, Naoko Sasaki a.k.a. Piana da seguito al bellissimo “Snow Bird” del 2003. “Ephemeral” è un album magico e introspettivo. Vengono lasciate da parte (non del tutto)  certe escrudescenze elettroniche per dare spazio a partiture classiche (violino, violoncello, ecc), canzoni monche e spezzate, motivetti caldi e minuti. Esserini infreddoliti rimarranno teneramente scaldati dai tratti di questo disco.


Torniamo dal genietto Aoki Takamasa. Costruitosi una grande carriera con album stupendi come “Silicom”, “Quantum” e “Indigo Rose” il Nostro torna con “Simply Funk”. Spezza e cuce. Taglia e riordina. Un album in cui confluiscono tutte le sue influenze e non c’è un attimo di crisi. “Walk On The Ocean” è un continuo sfasciarsi di onde malsane, “Superstrings” è spezzettamento glitch con granularità esagerata, “The Elegant Universe” è un oblio profondo quanto il nostro inconscio.


Molto importanti i dischi di Mitchell Akiyama. Il recente lavoro solista “Small Explosions That Are Yours To Keep” è l’ennesima prova d’un artista in continua evoluzione, dove confluiscono con sorpredente naturalità deformanzioni acustiche, registrazioni concrete e sinuosi drones. Interessante fusione tra tendenze glitch e animo post-rock nel progetto Avia Garden, disco dal nome “More Than Tongue Can Tell”, solite astrazioni digitali per mondi alieni nel progetto Dèsormais con “Dead Letters To Lost Friends”.


Delizioso e gracilissimo il disco di Gutevolk dal nome “Twinkle”. Canzoni fragilissime, sorrette da fondamenta leggere e labili. Foglie autunnali cadono svolazzando leggere. Uno degli album di pop contaminato più belli dell’anno. Lacrime, amore, rannicchiarsi in un angolo ed ascoltare.


Capitolo a parte per il lavoro solista di Kazumasa Hashimoto. “Epitaph” è un piccolo gioiellino oscuro e pacato, offuscato da un’anima classica. Strumenti acustici vengono spolpati per ricaverne le interiora più pure, piccoli accenni d’una percussione malata prescindono dal resto, armonie ariose ricamano piccoli disegnini infantili. Autunnale, secco e soffuso.


Capolavoro d’elettronica del 2005 marchiata jappo è “atak000” di Keiichiro Shibuya. Maniacale precisione destrutturante, rivoluzionare il modo di mixare musica. Cataclismi interplanetari, ciclico ripetersi di toni e note, lacerazioni d’un arma affilatissima. Un lavoro dalla portata mastodontica. Uso rivoluzionario del midi sequencer, compressori di suono e chincagliere varie, utilizzate con naturalità e precisione chirugica. Aprire nuovi orizzonti dell’elettronica senza nemmeno volerlo.


Spiazziante la proposta dell’esordiente Akira Inagawa con lo pseudonimo Lambent e il relativo disco “These Days”. Scolture pseudo-glitch, stilizzati disegnini minimali, cetrifuga di fantasia, genialità e sfacciataggine.


Interessanti i clangori glitch-industrial di Pola con il disco Même e il trivellatore di timpani Utah Kawasaki con Utah.Mod.Radi, un disco intriso di magia arcana.


Ritorno molto atteso per il creatore di grooves (techno) Wakisaka Akifuma con lo pseudonimo Waki e il “Music For Waki People”. Lui si definisce così:


"my name is waki. a japanese techno-minimal-ambient...whatever kind of musician. i live in tokyo. tokyo is a hell. a hell needs a heaven. i looked for a heaven. and i found music. i found morris ravel. i found kraftwerk. i found james brown. i found joan gilberto. i found j.s. bach. and i met lots of great musicians. ... sometimes music is really great. i hope my music is nice for you as well." Chapeau.


Nerve Net Noise sono Tgomago e H. Kumakiri.Radio Life” è un lavoro basato su bordate noise molto delicate, deliranti schizofrenie d’una macchina impazzita. Rumore digitale al servizio del silenzio.


Da segnalare anche il lavoro solista di Yuichiro Fujimoto (“Kinoe”), incentrato sulla scarnificazione di suoni ambientali, deformanzioni digitali e attimi di pura classicità.


Interessanti le sperimentazioni di Kyo Ichinose in “Lontano”, i due dischi di Tetsu Inoue: “Psycho-acoustic” e “Fragment Dots”, bellissime le flourescenze metalliche di “Yours Gray” di Sawako, progetto che comprende la creme de la creme: Toshimaru Nakamura, Kiyoharu Kuwayama Mitchell Akiyama, Asuna e Yuichiro Fujimoto. Come non poteva venir fuori un discone?


Il progetto Eisi prosegue attraverso la pubblicazione di due dischi molto importanti: “Awaawa” e “Every Still Day” (con Taylor Deupree). Ambient ossessinante e morbosa. Sprofondare in un mondo pieni di luce e ombre, proseguire un cammino solitario. Deupree ha già sorpassato le frontiere della musica elettro-acustica, con questa opera conferma il suo istrionismo compositivo, accostato da uno dei complessi di musica elettronica giapponese più promettenti ad oggi.


 


                                                                                                        ROCK


 


Il j-rock è un genere molto in fermento e gli artisti s’impegnano in maniera maniacale per ritagliarsi uno spazio di originalità, per non sembrare semplici trasposizioni del suono “occidentale”.


Della scena cosidetta “avant” del genere ne è stata riconosciuta l’importanza anche in occidente (Keji Haino, Boredoms, Mason Jones, Merzbow, ecc..), la parte cosidetta “indie” è molto nascosta e dalle nostre parti, queste band, sono dei perfetti sconosciuti.


Il filone che la fa da maggior (almeno dal punto di vista delle vendite) è un punk melodico dove si predilige velocità e impatto diretto d’esecuzione. I vari sottogenerei maggiormente presenti sono il punk-pop, lo ska-punk, derive emo e tutte le varie sfaccettature dell’hardocre.


Passando a qualche indicazione, da segnalare il nuovo album degli Stance Punks (No Boy No Cry), grande ritorno d’una band nata dall’indie e sbarcata ad una etichetta di maggior rilievo, il nuovo bellissimo album dei Band Apart (Quake and Brook) che esce in contemporanea al progetto parallelo LO-LITE con la nuova opera “A Suicidal Act”. Da non perdere Shared Time dei Locofrank, porta bandiera del j-rock con sede ad Osaka, produzione forsennata per i ska-punkes 175R (escono solo nel 2005: “Melody” e Shine, Hikari no Michishirube), il divertentissimo approccio giocherellone degli Ellagarden con “Riot On The Grill”.


Non mancano le misture tra rock ed altri generi all’apparenza inconciliabili come il funk, la dance, il soul, la lounge music, ecc.. Band “crossover”, in definitiva. Consigli a pillole: “Natural” degli Orange Range e il rap-rock dei Dragon Ash con “Rio de Emocion”.


Pescando tra i migliori lavori mi permetto di consigliare i seguenti dischi: il pop rumoroso dei Mo’Some Tonebender con l’album “Faster!”, escrudescenze metalt-hc con i Brahman e i loro due singoli, la grandissima antologia degli Husking Bee (dediti a un punk-pop puntiglioso), le variegate uscite del progetto Rosso, con il loro rock che ricorda certe sonorità hard rock, i nuovi lavori rispettivamente di Veltpunch e Scarlet (“Heart Album” e “A Huge Mistake”).


Discorso a parte per la band di fondamentale importanza come gli Zazen Boys, impegnati a miscelare uno spirito rock “classico” ed intromissioni “arty”. Il singolo “Himitsu Girl Top Secret” precede di poco il nuovo album “Zazen Boys III” che si preannuncia il solito gioellino di fantastia compositiva.


Traslando i nostri interessi in territori più pop/rock (sulla scia dei vari Stone Roses, Radiohead, ecc) azzardo qualche altra pillola, in chiusura: spruzzate lo-fi autunnali di Tomovsky con il suo “Best”, la frizzante proposta dei Pillows con il nuovo “FLCL No.3”, l’afflato malinconico, scorbutico e delizioso di Throwcurve che da alle stampe un album prezioso come New World Heartbeat.


Siamo allo conclusione di questa piccola monografia sull’anno musicale nel Sol Levante e mi rammarico per non potervi raccontare di più, esprimiere tutto ciò che il mio cuore vorrebbe fare, esternare tutte le mie sensazioni. Lasciare su una pagina bianca tutto ciò che riesce a trasmettermi la musica fatta dagli esserini con gli occhi a mandorla, i kimono colorati e il sorriso adorabile.

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